
A turismo estremo, estremi rimedi. Potrebbe passare alla storia come l'estate dei cafoni, quella 2025, se non fosse che quella del 2026 sarà probabilmente peggio (e quella del 2024 è stata di poco meglio). L'overtourism infetta alcune delle zone più belle dell'Italia, creando code e facendo fuggire i viaggiatori disposti a spendere. E alcune località corrono ai ripari con soluzioni forti, alle volte "artigianali".
Molto ha fatto discutere negli ultimi giorni lo strano caso del Seceda, il sentiero panoramico in Alto Adige, dalle parti di Ortisei, che porta a un punto panoramico dal quale si possono scattare fotografie instagrammabilissime delle cime dolomitiche. Un luogo da sempre molto gettonato, ma che a causa di alcune storie sui social (e del fatto di essere stato scelto dalla Apple per la presentazione di un nuovo modello dell'iPhone) è diventato molto di moda, troppo di moda, generando file ingestibili, pochissimo in linea con il mindset rilassato e quasi spirituale della montagna. I proprietari dei pascoli su cui transitavano le migliaia di "content creator" sono tornati a installare un tornello abusivo grazie al quale chiedono 5 euro a chi vuole passare (residenti e bambini esclusi). "Il nostro era un grido d'aiuto - spiega alla stampa locale Georg Rabanser, uno dei quattro proprietari dei terreni -. Ci aspettavamo una chiamata da parte degli amministratori provinciali. Invece niente. Abbiamo letto solo dichiarazioni sui giornali. Chiacchiere; nulla di concreto. Non abbiamo ricevuto neppure lettere di diffida. Per cui andiamo avanti. In Provincia devono capire che mentre gli impiantisti guadagnano fior di quattrini dall'assalto turistico, noi abbiamo solo costi e danni". I contadini lamentano "abbandono dei sentieri, danni ai pascoli, rifiuti e feci nei prati, e tuttora nessuna infrastruttura igienico-sanitaria". Ma in molti trovano l'iniziativa pretestuosa. Se l'assessore provinciale non commenta ma annuncia per l'8 agosto un incontro con i sindaci e i rappresentanti del settore turistico in valle, il presidente dell'Apt di Santa Cristina Lukas Demetz è apertamente polemico: "La verità è che i proprietari vogliono solo incassare". E il presidente del Cai Alto Adige Carlo Alberto Zanella aggiunge: "Non vorrei che, se questo modello dovesse fare scuola, l'Alto Adige diventasse il paradiso dei tornelli".
Un paio di centinaio di chilometri di più a Sud, a Venezia, problemi simili e soluzioni in rima. "A Venezia i turisti non comprano più, siamo in uno stato di calamità, a queste persone farei pagare 100 euro a testa", si lagna Setrak Tokatzian, gioielliere e presidente dell'associazione Piazza San Marco, che riunisce i titolari delle botteghe della celeberrima piazza lagunare. "Ogni giorno - racconta - vedo fiumi di persone arrivare in città, ma senza una meta. Si spostano da una parte all'altra spesso guidati da tour operator, salgono sulle gondole, montano sui taxi, corrono di qua e di là, ma nessuno acquista nulla. Mi dispiace dirlo, ma questo turismo è osceno".
Secondo Tokatzian l'invasione di un turismo mordi e fuggi fa male al lusso ("non passa più quasi nessuno con borse provenienti da negozi di marca") ma anche agli alberghi e ai ristoranti: "Ci sono file alle fontanelle per prendere dell'acqua perché non si compra più nemmeno quella". E poi c'è il problema degli abusivi "che fanno centinaia di euro al giorno in nero. Quando è venuto il presidente Sergio Mattarella non ce n'era uno in giro, vuol dire che quando si vuole si riesce a tenerli lontani".