Siena è l'epicentro del conflitto. La partita tra Matteo Renzi ed Enrico Letta, iniziata nel 2014 (e mai terminata), si gioca, però, su più fronti: dall'elezione del prossimo inquilino del Colle al futuro dei riformisti. Passando per il voto in autunno nelle grandi città. Il prossimo match si disputerà in Toscana. In casa dell'ex rottamatore. Letta, rientrato dall'esilio parigino, spavaldo e grillino per guidare il Pd nel dopo Zingaretti, prova il colpaccio fuoricasa: vincere il collegio uninominale di Siena, rimasto senza rappresentante dopo le dimissioni dell'ex ministro Pier Carlo Padoan, diventato presidente di Unicredit. Letta raccoglie la sfida. Ma la sua è anche una mossa per stanare l'avversario. Missione compiuta.
Il leader di Italia Viva accetta la provocazione e dalle pagine de La Nazione, il principale quotidiano di Firenze, pone Letta davanti a un bivio: «Siamo pronti a sostenerlo se rinuncerà alla sudditanza nei confronti dei pentastellati, se rinuncerà alla folle idea di trasformare il Pd nella sesta stella di Conte». Messaggio che Renzi rilancia da Gallipoli dove presenta il libro Controcorrente: «Il Pd deve scegliere cosa fare, se inseguire l'irresponsabilità di Conte o scegliere Draghi». Una condizione inaccettabile per Letta: a Siena senza l'intesa con i Cinque stelle, la vittoria è a rischio. L'alleanza giallorossa sarebbe avanti rispetto al centrodestra di appena 5 punti (46,3% vs 40,7%). Da Italia Viva arriva lo stop alla candidatura di Letta. E da Gallipoli Renzi inizia il bombardamento: «Non ho nulla contro Letta ma aumentare la tassa di successione è sbagliato: in Italia le tasse sono troppo alte, almeno fateci morire gratis». Il leader di Iv si dice sicuro che il M5S non romperà sulla Giustizia: «I Cinque stelle sono il nuovo attack: dove si siedono si incollano. Oggi mi chiedevano se sono preoccupato che Conte tolga la fiducia al governo. Ma Di Maio quando mai si schioda? La prima volta che sono andato a trovare Conte a Chigi mi ha detto ti do una mano sull'Onu,semmai è la Nato, gli ho detto. Ecco che le suppletive di Siena si trasformano nel casus belli. Letta deve decidere: Conte o Renzi. Le carte sul tavolo sono scoperte. Lo strappo di Siena, con l'addio di Italia Viva, produrrà un effetto a cascata. Un terremoto capace di ribaltare lo schema delle alleanze in Parlamento e nei prossimi appuntamenti elettorali. Il progetto nella mente di Renzi è chiaro: costruire attorno all'esperienza Draghi un polo riformista, che vada dal Pd alla Lega di Giorgetti e Zaia. Isolando Meloni e Conte. Letta, l'ha ribadito di recente, ha un altro schema in testa: un polo di sinistra con Pd, M5S e Leu che sfidi la destra targata Meloni e Salvini. Una partita nella quale si incrociano due visioni. Ma soprattutto due ambizioni. Nel mezzo c'è il voto in autunno.
Quali saranno gli effetti della guerra silenziosa (non tanto) tra Letta e Renzi? Basta vedere ciò che accade in Calabria. Fratelli d'Italia minaccia di rimettere in discussione la candidatura di Roberto Occhiuto per la presidenza della Regione. Il Pd, dopo varie rinunce, sembra aver trovato la quadra sul nome di Amalia Bruni. È qui che si materializza il progetto renziano: Italia Viva potrebbe decidere di appoggiare il forzista Occhiuto, se Meloni si sfila. Avanti. Tra un anno si vota in Sicilia. Sono già partiti i contatti tra Davide Faraone, uomo di Renzi in Sicilia, e Gianfranco Miccichè, presidente dell'assise regionale siciliana, per mettere insieme una coalizione Draghi. A Roma, l'appoggio Iv a Carlo Calenda è già cosa fatta.
Resta in piedi, ma lo strappo di Siena può far saltare le alleanze, l'intesa tra Pd e Iv a Torino, Napoli, Bologna e Milano. Dal voto in autunno si capirà anche il posizionamento in vista dell'elezione del capo dello Stato: ultimo passaggio per disegnare le alleanze alle prossime elezioni politiche.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.