Il segretario non cede su Liguria e Toscana per affermare la sua leadership a destra. Verso l'accordo con la Meloni

Milano I rapporti con Berlusconi «ripartono se compra tre difensori, tre centrocampisti e tre attaccanti per il Milan», scherza il leader leghista Matteo Salvini. L'altra partita, quella tra Lega e Forza Italia per i candidati alle regionali di maggio, la stanno invece giocano entrambi in difesa. Tra i due ci sarà un incontro «entro la fine di questa settimana» assicura Salvini, per arrivare ad una soluzione, anche perché il Pd ha già iniziato la campagna elettorale mentre il centrodestra è ancora bloccato dai veti incrociati. Il Carroccio chiede l'appoggio degli azzurri in Veneto per la riconferma di Luca Zaia, e poi due candidati targati Lega in Liguria (il consigliere regionale Edoardo Rixi) e Toscana (con l'economista euroscettico Claudio Borghi Aquilini).

In Veneto, dopo la scissione di Tosi, il partito di Berlusconi può giocare al rialzo. In cambio del sostegno veneto, però, alla Lega viene chiesto di non presentare liste «Noi con Salvini» al sud, e di rinunciare a Liguria e Toscana, dove invece Salvini punta molto. Perché la Liguria - sondaggi alla mano - è considerata scalabile, e perché anche in Toscana la Lega punta a sorpassare gli azzurri, così da riaffermare il primato del Carroccio e la leaderhip di Salvini dentro il centrodestra. Non a caso, proprio ieri, il leader in felpa si è prenotato il posto da candidato sindaco di Milano. «Pisapia si dimetta e andiamo a votare a maggio, Milano ha bisogno di un sindaco a tempo pieno. Se me lo chiedono io sono disponibile». Nella sfida interna al centrodestra la scelta del candidato alle regionali non è affatto indifferente, perchè il partito che lo esprime si assicura un pacchetto di voti in più, vedi il caso Emilia Romagna, dove correva il leghista Alan Fabbri e dove, appunto, è avvenuto il sorpasso della Lega su Forza Italia. «Vediamo se Salvini è disposto a sacrificare il Veneto per questa sua ambizione» sibila un forzista. La contromossa azzurra, forse più di tattica, è la carta dell'«orgoglio azzurri», che fuor di retorica significa che a partire dal Veneto il partito di Berlusconi si presenterà con un proprio candidato.

Ma da entrambe le parti, in realtà, si cerca una mediazione, anche perché dividersi e rischiare di consegnare a Renzi un clamoroso en plein del Pd in tutte le regioni non conviene a nessuno. Saranno i due leader a dover trovare la quadra, magari con un compromesso. Ma che Salvini non mollerà facilmente neppure in Toscana lo dimostra il tour di ieri, dalla Firenze culla del renzismo alla Prato della grande chinatown.

Per il segretario della Lega a Prato insieme al candidato Borghi «un bagno di folla», raccontano le cronache locali: «Sogno una Toscana dove si venga assunti per il merito e non perché si è amici del Pd» dice Salvini in maglietta «Rossi a casa». Sul tavolo, in Toscana, c'è anche una lista comune con Fratelli d'Italia. In attesa dell'incontro con Berlusconi, per decidere davvero gli attaccanti.

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