Guerra in Ucraina

Sei "suicidi" in tre mesi. La misteriosa strage degli oligarchi russi

Miliardari e legati al gigante Gazprom. Tre avrebbero ucciso anche le loro famiglie

Sei "suicidi" in tre mesi. La misteriosa strage degli oligarchi russi

Sei apparenti suicidi di oligarchi russi in tre mesi si traducono in sei morti sospette, non solo in Russia, ma anche sul suolo europeo, in Spagna e nel Regno Unito. Una scia di sangue cominciata il 30 gennaio e allungatasi fino al 19 aprile, data dell'ultimo decesso. A destare più di un sospetto sono le circostanze e i dubbi dei familiari delle vittime, ma soprattutto i profili dei protagonisti di queste sei storie nere, dipanatesi tra la vigilia della guerra lanciata dalla Russia all'Ucraina, quando gli Stati Uniti già avvisavano che Mosca intendeva muovere l'attacco, e il decorrere del conflitto esploso il 24 febbraio, seguito dalle pesantissime sanzioni occidentali. Quattro dei sei oligarchi sono uomini d'affari legati al gigante del gas russo, Gazprom, mentre altri due lavoravano per filiali della società controllata dal governo di Mosca. In tre dei sei presunti suicidi, prima di togliersi la vita, i miliardari russi avrebbero ucciso membri delle loro famiglie.

L'ultimo caso risale al 19 aprile ed è avvenuto sul suolo europeo, a Lloret de Mar, in Costa Brava, Spagna. Sergey Protosenya, 55 anni, ex dirigente del produttore di gas Novatek, controllata da Gazprom, è stato trovato impiccato nella villa in cui stava trascorrendo le vacanze di Pasqua. Con lui moglie e figlia, «colpite fino alla morte con un'ascia e un coltello». Secondo i sospetti delle autorità spagnole, sarebbe stato l'oligarca a uccidere moglie e figlia prima di togliersi la vita. Ma il figlio Fedor, 22 anni, e diversi amici hanno descritto l'uomo d'affari come una persona mite e parlato di ricostruzione «impossibile»: «Amava mia madre e mia sorella era la sua principessa», ha riferito il figlio. Sul coltello e sull'ascia non sono state trovate impronte dell'uomo, né macchie di sangue sul suo corpo.

Il giorno prima, 18 aprile, un copione quasi identico si materializzava in un appartamento di Mosca, abitazione di Vladislav Avayev, 51 anni, ex consigliere del Cremlino ed ex vicepresidente della Gazprombank, dalla quale passano gran parte dei pagamenti del gas e petrolio russo. L'uomo, la moglie e la figlia erano tutti morti e lui trovato con una pistola in mano. Dalla Russia, la ricostruzione parla di un «raptus di gelosia» per la presunta gravidanza della moglie, che lo avrebbe tradito. Omicidio-suicidio anche questo? «Penso di no», spiega alla Cnn Igor Volobuev, ex vicepresidente di Gazprombank, che ha recentemente lasciato la Russia per l'Ucraina. «Penso che sapesse qualcosa e per questo rappresentasse una sorta di rischio».

Il 23 marzo una scena apparentemente identica si svolgeva a Nizhny Novgorod, sul Volga, nel centro della Russia. Quattro morti nell'appartamento di Vasily Melnikov, 43 anni, proprietario di Medstom, azienda medica che ha patito le sanzioni occidentali alla Russia. Insieme al miliardario, senza vita, c'erano moglie e due figli di 10 e 4 anni. Gli investigatori locali lo hanno subito trattato come un presunto omicidio-suicidio: «Abbiamo trovato coltelli e nessuna effrazione».

Il 28 febbraio un'altra scena dell'orrore, la seconda sul suolo europeo, in una villa di lusso nel Surrey, Regno Unito. Mikhail Watford, 66 anni, uomo d'affari che ha fatto fortuna nel settore energetico del gas e del petrolio, nato in Ucraina durante l'epoca sovietica e poi trasferitosi nel Regno Unito, è stato trovato impiccato. Ad amici e vicini di casa diceva di essere nella lista nera di Putin da due anni, come obiettivo da eliminare. Prima della morte, pare che la paura per la sua incolumità fosse aumentata.

Tre giorni prima, il 25 febbraio, anche Alexander Tyulyakov, 61 anni, vicedirettore del Centro per la sicurezza aziendale di Gazprom, era stato trovato impiccato nel garage di casa, vicino a San Pietroburgo, nel paesino di Leninsky. Accanto al cadavere un biglietto, che lasciava intendere si fosse ucciso. Nella stessa località, a poca distanza dalla città natale di Vladimir Putin, è morto il primo degli oligarchi russi di queste sei storie nere, Leonid Shulman, capo dei Trasporti di Gazprom Invest, braccio finanziario di Gazprom, trovato ucciso con ferite da coltello nel bagno della sua abitazione. Secondo gli investigatori russi, sul luogo del delitto c'era un biglietto.

Il contenuto non è mai stato svelato.

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