
È l'ultimo mistero nel giallo di Garlasco. Michele Bertani era un caro amico di Andrea Sempio e certamente la sua morte turba il giovane che oggi è indagato per l'omicidio di Chiara Poggi. C'è una connessione fra l'assassinio di Chiara e il suicidio di Michele? Una domanda che rimbalza fra Milano e Pavia, negli ambienti investigativi che hanno riaperto una vicenda che sembrava archiviata.
È il 17 febbraio 2017 quando Sempio viene intercettato mentre parla da solo. Si rivolge proprio a Michele e sembra quasi rimproverarlo: «Perché ti impicchi, adesso che ti sei impiccato che cosa hai ottenuto? Sei morto, sei morto». Ora c'è chi ipotizza che quelle frasi possano nascondere altro, forse una verità inconfessabile, forse un collegamento con la fine di Chiara. Non è un mistero che non solo Sempio, ma tutta la cerchia dei suoi amici sia sotto osservazione. Si rileggono vecchi verbali, si controllano gli spostamenti nelle ore cruciali del 13 agosto 2007, si approfondiscono dettagli che prima erano sfuggiti.
E tutta la compagnia viene scandagliata, per scoprire eventuali ombre. Perché Bertani si toglie la vita? Ecco dunque affacciarsi un'ipotesi alternativa a quella scritta nelle sentenze: il delitto potrebbe non essere opera di una persona sola, ma di un gruppetto. Insomma, l'impressione è che per non lasciare nulla di intentato, gli investigatori possano spingersi in là. Fino al cimitero, per riesumare il corpo di Michele.
La villetta di via Pascoli è un laboratorio investigativo e gli inquirenti vogliono verificare tutte le possibili corrispondenze. Ecco i prelievi a raffica di Dna, particolarmente fra le persone più vicine a Sempio e Marco Poggi. E la volontà di confrontarli con il materiale genetico conservato fra i reperti. I resti di Michele potrebbero dunque essere sottoposti a test. D'altra parte, la nuova lista porta a una responsabilità, se così si può dire, corale. Certo, per ora solo Sempio è stato iscritto nel registro degli indagati, ma i magistrati ritengono che non fosse solo. Anche se si fatica a comprendere come tutto questo possa superare i risultati dell'inchiesta che si concluse con la condanna di Stasi. Se effettivamente Sempio era sulla scena del delitto, chi c'era con lui?
E qui fatalmente, il labirinto delle suggestioni arriva anche a Bertani che oggi non c'è più. Nel 2017, quando l'indagine viene riaperta per la prima volta, è a lui che si rivolge Sempio nei suoi soliloqui in macchina captati dalle cimici delle forze dell'ordine. Bertani si è impiccato poco meno di un anno prima, a marzo 2016, lasciando un messaggio inquietante: «La verità non emergerà mai». Difficile capire a che cosa si riferisse il giovane, ma è evidente lo sforzo della procura di Pavia: consolidare e al tempo stesso allargare la pista che ruota intorno a Sempio. Dunque, in un intrigo in cui non manca nulla, si affaccia la possibilità, sempre più forte, che venga richiesta la riesumazione della salma.
Naturalmente si procede per gradi, per evitare bocciature dell'impianto accusatorio. «Da 0 a 18 anni tutte le c..
le abbiamo fatte assieme, tutte le cose le abbiamo fatte assieme», dice sempre Sempio parlando in solitudine il 14 febbraio 2017. Poi su un foglio annota: «Ho fatto cose talmente brutte che nessuno può immaginare». Che cosa?