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Sempre più saldo l'asse Draghi-Macron. E con Merkel in uscita ora Berlino trema

Il leader francese vuole essere il primo a incontrare il nostro presidente del Consiglio. Obiettivo: riequilibrare un ventennio di dominio tedesco

Sempre più saldo l'asse Draghi-Macron. E con Merkel in uscita ora Berlino trema

L'ultimo sollecito Emmanuel Macron l'ha spedito ieri: «La Commissione si è messa in condizione di contrarre prestiti. Lo farà, spero, molto presto, già questa estate». Il presidente francese è da tempo in pressing su Bruxelles sulla rotta degli eurobond. E nell'ultimo consiglio europeo ha insistito sulla necessità di aumentare l'importo del Next generation Eu confrontandolo con l'investimento americano che vale più del doppio. Qual è il leader europeo con cui è più in sintonia? La risposta si poteva leggere all'inizio di aprile su Die Welt: «Mario Draghi non fa mistero del fatto che sta lavorando per ottenere gli eurobond per il periodo post pandemico. L'obiettivo è di avere una Ue con un bilancio comune che aiuti gli Stati più deboli durante i periodi di recessione», avvisava preoccupato il quotidiano tedesco riflettendo le preoccupazioni politiche di Berlino.

Non c'è osservatore che non abbia colto il significato politico della svolta di Parigi sull'estradizione degli ex terroristi italiani. Macron si sta dando un gran da fare per organizzare uno scambio di visite con Draghi: vuole essere il primo leader europeo a incontrarlo. Gli intensi rapporti tra Roma e Parigi sono guardati con preoccupazione in una Germania alle prese con un passaggio politico delicato, la fine della leadership di Angela Merkel, il cui cancellierato ha improntato l'intera politica europea degli ultimi anni. La fine dell'era Merkel e la nascita dell'asse Macron-Draghi offre l'occasione per riequilibrare un ventennio di influenza tedesca sull'Unione. «Al Consiglio europeo di marzo -scriveva con preoccupazione Die Welt- è diventato chiaro per la prima volta a quale livello Draghi e Macron si stanno scambiando opinioni su questi temi».

Dopo il gelo seguito alla visita di Luigi Di Maio ai gilet gialli, è stato il Quirinale a ricucire i rapporti. Ed entro l'estate Roma e Parigi dovrebbero siglare il Trattato del Quirinale che rinnova il patto di cooperazione del 1963. «Il rapporto tra Macron e Draghi inizia da prima che l'italiano diventi premier- dice al Giornale Edoardo Secchi, imprenditore e presidente dell'Italie-France Group- e questa consonanza è una grande occasione per i due Paesi che dopo la Brexit sono al lavoro per contendere alla Germania, che come al solito si è mossa in autonomia, il centro finanziario europeo che era a Londra».

I contatti tra i due governi non sono mai stati così intensi. Macron è stato il primo leader a complimentarsi con Draghi per aver bloccato l'esportazione di vaccini verso l'Australia. Il 21 aprile, una settimana prima degli arresti, Draghi aveva avuto un colloqui telefonico a tutto campo con Macron, parlando anche di argomenti che per anni hanno diviso Francia e Italia come la strategia per pacificare la Libia. E l'8 aprile il ministro della Giustizia Marta Cartabia aveva parlato della questione degli ex terroristi esuli Oltralpe con l'omologo francese Eric Dupond-Moretti, per inciso figlio di una donna di origine italiana.

La consonanza è tale che paiono dimenticate anche le frizioni franco-italiane su alcuni dossier economici. «I francesi comprano più aziende italiane che viceversa per il semplice motivo che hanno società più grandi -dice Secchi, che ieri con un intervento pubblicato da Le Figaro ha esplicitato la prospettiva di una leadership Macron-Draghi nell'era post Merkel- ma nell'interscambio commerciale siamo in vantaggio.

E i francesi non vengono per speculare: le loro aziende hanno in Italia 200mila dipendenti, le aziende italiane ne hanno 100mila in Francia».

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