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Il Senato decide su Salvini dopo lo scandalo delle chat

Martedì il voto della Giunta su Open Arms. Il peso dei messaggi segreti tra Palamara e i colleghi magistrati

Il Senato decide su Salvini  dopo lo scandalo delle chat

U n'accusa probabilmente nata dal disegno di pochi magistrati convinti che Matteo Salvini andasse «attaccato», come risulta dalle intercettazioni dell'ex membro del Csm Luca Palamara con il capo della procura di Viterbo Paolo Auriemma, quella che ha riportato al Senato il caso Open Arms, che lunedì torna in Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari. L'ennesimo, a questo punto gravissimo, attacco ingiustificato all'ex ministro dell'Interno, per il quale quando era al governo con i 5 stelle fu negata l'autorizzazione a procedere per il caso Diciotti, analogo, ma che ora rischia di dover andare a processo con l'accusa di sequestro di persona per aver operato con la motivazione di salvaguardare la sicurezza nazionale. Cosa che a molti appare, comprensibilmente, un controsenso. La conferma della ripresa dell'iter arriva da parte del presidente della giunta, Maurizio Gasparri.

«Noi - spiega il senatore di Forza Italia - siamo convocati lunedì pomeriggio, alle 18, per concludere il dibattito, qualora i membri della giunta stessa vogliano aggiungere qualcosa». Martedì mattina alle 9 ci sarà un nuovo incontro nel corso del quale avrà luogo la replica del relatore. Quindi sono previste le dichiarazioni di voto dei gruppi e il voto finale. «Avevamo sospeso il caso Open Arms - chiarisce quindi il presidente della Giunta - perché l'attività parlamentare, per alcune settimane, è stata limitata all'emergenza Coronavirus. Nei giorni scorsi ho scritto alla presidente Casellati per capire quando avremmo potuto riprendere la trattazione dei vari casi sul nostro tavolo e la presidente del Senato, con una lettera, mi ha comunicato - continua Gasparri - che la capogruppo aveva dato il via libera all'attività di tutte le Commissioni e Giunte. Nei giorni scorsi abbiamo ripreso le nostre riunioni». E ancora: «Lunedì, quindi, se qualche collega vuole intervenire sulla vicenda Open Arms, potrà farlo, in modo che nessuno possa recriminare. Tutti avranno tempo, 10 minuti, e modo per riparlare. Martedì - spiega poi - torneremo a riunirci di mattina». E ricorda come nella sua proposta conclusiva avesse detto «che il comportamento dell'allora ministro Salvini era coperto da immunità, perché ha agito nella sua qualità di capo del Viminale, in conformità ai principi fondamentali della Costituzione». Dopo il voto finale si capirà se sarà concessa o meno l'autorizzazione a procedere nei confronti del leader della Lega richiesta dal Tribunale dei ministri, composto peraltro da tre giudici tutti iscritti a Magistratura democratica, ovvero la corrente che ha sempre osteggiato l'operato dell'allora ministro e caldeggiato l'immigrazione clandestina.

Qualora fosse deciso che Salvini debba andare a processo, potrebbe ripetersi il teatrino già visto alcuni mesi fa per il caso Gregoretti, quando la maggioranza giallorossa decretò il rinvio a giudizio dell'ex ministro, con il solo evidente scopo di colpire un avversario politico. A questo punto viene da chiedersi se non vi fosse un disegno ben preciso, nel quale possono avere un ruolo magistrati e politici. Sul tema Gasparri è tranchant: «Oggi», nel leggere le chat di Palamara, «non provo alcuna meraviglia: è tutto perfettamente logico, prevedibile, previsto. Non sono un profeta, sono un conoscitore della realtà. Non avevo bisogno di leggere chat per capire come funzionano certe cose».

Il processo Gregoretti prenderà il via a ottobre e Salvini in merito ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere che, viste le rivelazioni sulle intercettazioni di Palamara, sia garantito un processo giusto ed equo.

Il tutto mentre George Soros, un altro super supporter dell'accoglienza a ogni costo, si dice «particolarmente preoccupato per l'Italia perché il sostegno a Salvini sta riguadagnando slancio», come se le questioni italiane fossero affar suo.

Il leader del partito del Carroccio, che si è sempre dichiarato innocente per il caso Open Arms e che assicura di aver agito nell'interesse degli italiani, se ne frega e replica risoluto: «Soros mi attacca? Una medaglia».

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