La sentenza Ue sui balneari. Sollievo della maggioranza: "Riconosce la nostra linea"

La Corte: "Concessioni, no ai rinnovi automatici". Salvini: "Bene così, ora avanti con la mappatura delle spiagge"

La sentenza Ue sui balneari. Sollievo della maggioranza: "Riconosce la nostra linea"

Continua a tenere banco la questione balneari non solo da un punto di vista politico ma anche giudiziario. Ieri la Corte di giustizia Ue si è espressa su una vertenza che coinvolgeva l'Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato e il comune di Ginosa sostenendo che «le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente». La Corte ha poi precisato che i giudici nazionali e le autorità amministrative italiane «sono tenuti ad applicare le norme pertinenti» del diritto europeo, «disapplicando le disposizioni nazionali non conformi».

Il giudizio della Corte Ue è solo l'ultimo tassello di un dibattito che va avanti da anni sulla riforma del settore e sulla messa a gara delle concessioni. Ad oggi la «privatizzazione» dei litorali è prorogata fino alla fine del 2024 con una norma contenuta nel decreto Milleproroghe entrato in vigore il 23 febbraio scorso. Se è vero che lo stato incassa solo 115 milioni di canoni per le spiagge a fronte di un fatturato di 31,9 miliardi di euro, è altresì vero che i titolari degli stabilimenti balneari hanno fatto in questi anni numerosi investimenti.

Tutto nasce dalla «direttiva Bolkestein» del 2006 che impone liberalizzazioni dei servizi sul mercato interno europeo, trasporti, acquedotti e concessioni devono perciò essere messe a gara. In Italia da decenni le concessioni sono rinnovate automaticamente ogni sei anni e il governo Draghi si era impegnato a bandire gare nel 2023 fino alla proroga del nuovo governo.

Si arriva così alla situazione attuale e, se in primo momento il commissario Ue Thierry Breton aveva affermato di aver ricevuto rassicurazioni da Giorgia Meloni che «le autorità nazionali procederanno ad allineare la legislazione nazionale italiana alle norme europee», è in realtà arrivata la precisazione dalla portavoce della Commissione Ue che sul tema «nessuna delle due parti ha assunto alcun impegno per quanto riguarda i prossimi passi».

Commentando la sentenza della Corte di Giustizia Ue sui balneari, il vicepremier Matteo Salvini addirittura applaude: «La sentenza dà ragione all'approccio della Lega. È un grande successo per l'Italia e che ci permette di tutelare migliaia di famiglie e di imprese. La nuova mappatura delle spiagge sarà fatta dal Mit e, come sempre, verranno utilizzati criteri di buonsenso». Idem il capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Attività produttive Gianluca Caramanna che ha affermato che «rafforza l'utilità del lavoro impostato dal governo con il tavolo tecnico, che sarà chiamato a breve a predisporre la mappatura delle aree demaniali. Su questa base, siamo certi, il governo potrà continuare il dialogo in corso con la Commissione Ue, al fine di arrivare in tempi brevi ad una normativa». Dello stesso parere il capo delegazione di Fratelli d'Italia Ecr al Parlamento Europeo, Carlo Fidanza: «la sentenza conferma la bontà dell'impianto di lavoro del governo, con riferimento alla mappatura già prevista da leggi precedenti e ribadita nel Decreto Milleproroghe».

Per il vicepresidente del gruppo di Forza Italia Deborah Bergamini è necessario «difendere i nostri interessi e il nostro modello di turismo».

Il capodelegazione della Lega al Parlamento Europeo Marco Campomenosi sottolinea invece la necessità di tutelare chi ha già investito e che «ha creato lavoro nel settore balneare». L'applicazione della Direttiva Bolkestein non può prescindere dalla salvaguardia degli imprenditori italiani del settore.

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