«Ma senza un ruolo all'economia ci perdiamo»

«Per noi sarebbe stato più opportuno avere un portafoglio economico, perché se si vuole cambiare politica economica dell'Europa, come chiede l'Italia, conviene guidare una commissione che si occupa di quello. Un vicepresidente con delega all'Economia europea sarebbe stato l'ideale». Antonio Tajani, da commissario europeo uscente all'Industria e vicepresidente della Commissione Ue, sa di cosa parla, e lo ha ripetuto più volte durante la lunga trattativa diplomatica che ha preceduto la nomina di Federica Mogherini ad Alto rappresentante per gli Affari esteri Ue. Il governo italiano però ha seguito un tattica diversa, alla fine vincente, almeno quanto alla nomina.

Tajani, perché secondo lei Renzi ha puntato a Lady Pesc invece che a una poltrona economica?

«Ritengo sia stata una questione di immagine. Ottenere l'Alto rappresentante per Renzi è un riconoscimento di prestigio nazionale, una sorta di ciliegina sulla torta».

Poi però contano le decisioni economiche della Ue.

«L'Italia doveva puntare a ruoli economici, e c'erano anche spazi per ottenerli credo. Lady Pesc invece non ha nemmeno tempo di starci a Bruxelles».

Un'occasione sprecata?

«È stata fatta questa scelta, e ha certamente una sua logica anche se discutibile. Ora il governo italiano, visto che ha la presidenza della Ue, potrebbe chiedere l'istituzione di un Consiglio europeo dell'industria e dell'impresa, che affianchi l'Ecofin e si occupi dell'economia reale. E l'Italia potrebbe certamente anche ambire a guidarlo».

Ma è vero che l'Italia pesa poco a Bruxelles perché non ha i funzionari che portano avanti i suoi dossier strategici?

«Non è una questione di numero, manca un coordinamento tra funzionari e politici, perché l'Italia non considera Bruxelles una seconda capitale, cosa che invece è. Non ha una strategia europea, mentre Germania, Francia e Gran Bretagna sì, con funzionari e parlamentari che si occupano seriamente di Europa. L'Italia invece ha pochi politici che si occupano con continuità della Ue».

E tutti i nostri parlamentari europei?

«Ma cambiano in continuazione. Alle europee poi abbiamo le preferenze che obbligano gli eletti a tenere i rapporti con il loro collegio e quindi a stare più in Italia che a Bruxelles. Molti sono più preoccupati di andare in tv, quando poi l'80% delle leggi viene dall'Europa. Sono gravi errori che si pagano».

Ora però siamo presidenti Ue e abbiamo l'Alto rappresentante per gli esteri.

«Serve che la Mogherini si impegni per dare all'Europa un ruolo centrale nella politica internazionale, cosa che finora non ha. Ci sono crisi e conflitti ai confini della Ue, dall'Ucraina al Medioriente fino all'Irak con la minaccia del califfato, che non possono essere gestiti solo dagli Usa.

La politica estera serve anche per fare accordi con Paesi da cui vengono, come aveva fatto il governo italiano con Gheddafi. E poi una difesa europea comune, che ci farebbe anche risparmiare un sacco di soldi».

A circa tre anni dalla caduta di Gheddafi la Libia rimane una polveriera in costante stato di guerra

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