Milano Un padre di famiglia, un uomo incensurato, un manager di alto livello, che gira il mondo, uno di quelli «ma dai, non è possibile!». Questo in poche parole è l'identikit sommario dell'«insospettabile» 40enne italiano arrestato dai carabinieri a Colico, nella zona dell'alto Lario (Lecco) e ora rinchiuso nel carcere di Pescarenico con la pesantissima accusa di aver stuprato più volte, insieme a un branco di amici, la giovane moglie straniera da cui si era appena separato e di aver picchiato con violenza il loro figlio più piccolo, un bambino che frequenta ancora le elementari.
Sulla delicatissima vicenda, su cui c'è il massimo riserbo da parte degli inquirenti, sono in corso ulteriori indagini e accertamenti da parte dei magistrati della Procura e del Tribunale dei minorenni di Milano, che hanno chiesto al gip e ottenuto un mandato di cattura. Nei giorni scorsi infatti i militari dell'Arma si sono presentati a casa del 40enne per notificargli l'ordinanza che gli impone la misura restrittiva del carcere e, al termine di tutte le procedure di rito, per trasferirlo in cella, dove è guardato a vista in modo da evitare che qualcuno possa aggredirlo, magari spinto dal desiderio di compiere un gesto di giustizia «fai da te».
Impresa ardua saperne di più, verificare la vicenda nei dettagli. Le accuse - violenza sessuale di gruppo e maltrattamenti in famiglia su minore - lanciate all'uomo proprio da sua moglie, sono terribili, tra i peggiori reati di cui un capofamiglia, marito e padre, possa macchiarsi. E il soggetto in questione è facilmente individuabile e molto conosciuto nella località di provincia in cui risiede. Tutti sanno, ad esempio, che per lavoro si reca spesso all'estero. Così, fino a quando l'inchiesta non sarà conclusa, con verifiche e controverifiche, investigatori e magistrati hanno deciso di seguire la linea del silenzio a 360 gradi e tengono le bocche rigorosamente cucite sulla sua esatta identità.
In paese le voci corrono e spesso le verità s'intersecano facilmente, senza distinzione, con mere fantasie. Quel che sembra certo però è che la giovane compagna ha rivelato ai carabinieri i presunti stupri di gruppo e le botte al bambino nel momento in cui ha deciso che doveva cercare aiuto, che così non poteva più andare avanti.
I particolari forniti dalla donna in sede di denuncia sarebbero circostanziati e particolarmente scabrosi. Si parla di veri e propri assalti che sarebbero avvenuti a più riprese tra le mura domestiche. E a inchiodare il 40enne non ci sarebbe solo la testimonianza della moglie, ma anche altre deposizioni che, oltre a lui, puntano il dito anche contro alcuni suoi amici.
Fatto questo determinante per convincere i carabinieri a chiedere e ottenere l'arresto del manager e a indagare a piede libero anche degli uomini (al momento non si sa quanti) appartenenti alla sua ristretta cerchia di amici intimi. E che frequentavano la coppia quando ancora era unita e felice. Una circostanza questa che, se risultasse vera, sarebbe come un incubo dentro un altro incubo.
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