"Serve un Consiglio per la sicurezza sul modello di Europa e Stati Uniti"

Il sottosegretario: "L'organo darebbe tutte le informazioni necessarie al premier per tutelare l'interesse dello Stato e coordinarne le azioni"

"Serve un Consiglio per la sicurezza sul modello di Europa e Stati Uniti"

Onorevole Matteo Perego di Cremnago, lei come sottosegretario alla Difesa si è fatto portatore di una proposta per l'istituzione di un Consiglio per la sicurezza nazionale. Perché ritiene sia necessario creare questa cabina di regia a Palazzo Chigi?

«La proposta è stata fatta qualche giorno fa dalla Senatrice Craxi per inserirla nel programma dei lavori della commissione Difesa del Senato. Personalmente ho portato all'attenzione l'argomento più di due anni fa alla Camera dei Deputati con una proposta di legge in merito. Ritengo sia necessario perché per fronteggiare efficacemente le minacce presenti negli attuali scenari, risultano fondamentali le azioni di monitoraggio continuo e prevenzione per la tutela degli interessi nazionali. Alla base di tutto c'è che la sicurezza e l'interesse nazionale possano essere tutelati utilizzando in modo coerente e integrato tutti gli strumenti a disposizione dello Stato, senza ridondanze e ottimizzando le risorse disponibili».

Quale valore avrebbe, anche in proiezione internazionale, la figura del consigliere per la sicurezza nazionale?

«Non ci inventiamo nulla, mutuando le figure già esistenti in campo internazionale, come in Francia, Germania, Inghilterra o come il National Security Advisor Americano che è consigliere personale del Presidente e gestisce gli affari relativi alla sicurezza nazionale. Il valore è strategico, il consigliere ha il compito di mettere a disposizione del Presidente del Consiglio tutte le informazioni necessarie con tutte le opzioni possibili, valutando i rischi connessi a ciascuna di esse e coinvolgendo tutti i componenti del Consiglio nel processo decisionale. E parliamo di uno scenario globale, che va dal problema nazionale a quello in un area di crisi mondiale».

Quali competenze dovrebbero ricadere sotto la regia del consigliere per la sicurezza nazionale?

«Le competenze interesserebbero in modo trasversale le attribuzioni di diversi dicasteri che, in forme diverse, si occupano di sicurezza. È necessario raccogliere le energie migliori del Paese e ogni attore del Consiglio potrebbe mantenere, di fatto, la regia delle competenze già a lui assegnate, magari con la possibilità di avvalersi di collaborazioni esterne ritenute necessarie e nei limiti delle risorse finanziarie già assegnate».

Ritiene che i ministeri interessati (Difesa, Esteri, Imprese e Made in Italy e Interni) potrebbero davvero dirsi disponibili a rinunciare a parte delle proprie competenze per favorire la nascita di questa struttura?

«Ecco, penso che nessuno debba rinunciare a qualcosa, anzi, le competenze dei dicasteri sono fondamentali per il coordinamento tra tutti i soggetti del Consiglio per la sicurezza. Si parla di assicurare un raccordo proprio tra le diverse competenze dei Ministeri per rendere più efficace favorire l'azione del presidente del Consiglio dei ministri attraverso un maggiore verticalismo, che tra l'altro l'epoca pandemica del covid-19 ha insegnato essere fondamentale.

Tra le funzioni vedrei bene anche quella di impartire e promuovere gli indirizzi di merito agli investimenti per il settore difesa nonché delle principali aziende nazionali e per la tutela del patrimonio e delle infrastrutture di rilevanza strategica nazionale, e, al contempo, di promuovere l'indirizzo di politiche riguardanti i settori della difesa, attraverso le missioni militari internazionali, e della politica estera».

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