Entra in contatto con una «Caravella portoghese», un sifonoforo che erratamente viene indicato come medusa, e finisce in terapia intensiva. È avvenuto nello specchio d'acqua dell'Isola dei Ciclopi, nel Catanese. La vittima è una donna con patologie pregresse e, per questo, più fragile, ma la Caravella portoghese è tra le più pericolose. Dopo essere stata sfiorata dai tentacoli urticanti dell'animale, la donna ha accusato sintomi prima lievi e via via più gravi una volta giunta al Policlinico San Marco di Catania. È qui che i medici hanno formulato la loro diagnosi in base ai malesseri della paziente che presentava cefalea, astenia, vomito, attacchi di panico, difficoltà respiratorie e aritmia cardiaca. «Sintomi così importanti e lesioni cutanee caratteristiche sulla schiena, sui glutei e sulle gambe lasciano immaginare che si tratti della puntura di una Caravella portoghese», dice la dottoressa Benedetta Stancanelli, primaria del Policlinico San Marco.
Non sono usuali incontri del genere nel Mediterraneo, ma negli ultimi dieci-dodici anni gli avvistamenti sono aumentati, l'ultimo, recente, nel mar Ligure e nello Stretto di Messina. Un caso mortale si è registrato nell'agosto 2010 in Sardegna. La vittima era una 69enne. Secondo uno studio del biologo marino Francesco Tiralongo, dell'Università di Catania, e di biologi dell'Università di Palermo e dell'Istituto di Scienze marine dell'Andalusia, pubblicato sulla rivista Frontiers in Marine Science, la Caravella portoghese è un sifonoforo «formato da un insieme di polipi specializzati che vivono galleggiando sulla superficie dell'acqua grazie a una sacca piena di gas, con una forma leggermente appiattita, che funge da vela, detta pneumatoforo». Sotto la sacca azzurrina lunga 15-20 cm ci sono i tentacoli, che arrivano fino a 30 cm. Sono molto urticanti, tanto da provocare ferite come da ustione e, in alcuni casi, shock anafilattico.
Diversa la tipologia di intervento se si viene in contatto con una medusa o con una Caravella portoghese. Fermo restando che in nessun caso bisogna farsi prendere dal panico malgrado la sensazione di forte bruciore, se si sfiora una medusa una volta usciti dal mare non bisogna mettere ammoniaca sulla parte ustionata, anche se è il rimedio che si usava un tempo, ma dell'acqua di mare e del ghiaccio, mentre come suggerisce Stefano Piraino, professore di zoologia dell'Università del Salento - quando si tratta di una Caravella portoghese e solo in questo caso si deve «usare acqua calda e impacchi caldi. Con alterazioni del respiro o del battito cardiaco occorre recarsi al pronto soccorso».
Gli incontri con le meduse sono sempre più frequenti.
Secondo gli esperti ciò è da addebitare sia al riscaldamento dell'acqua dei mari, che porta allo spostamento di alcune specie, sia all'intervento dell'uomo che, con la pesca intensiva, sta distruggendo le specie che si nutrono di meduse.
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