Lo sfogatoio grillino. Scontro senza fine, lite col capogruppo. Stop al contratto di Casalino

Mentre l'ennesima assemblea congiunta dei parlamentari del M5s è ancora in corso, uno dei partecipanti la butta lì, stufo di questa convocazione permanente che sembra una strada senza uscita

Lo sfogatoio grillino. Scontro senza fine, lite col capogruppo. Stop al contratto di Casalino

Mentre l'ennesima assemblea congiunta dei parlamentari del M5s è ancora in corso, uno dei partecipanti la butta lì, stufo di questa convocazione permanente che sembra una strada senza uscita. «Abbiamo trascorso un'altra giornata inutile, altre quattro ore di sfogatoio», commenta il parlamentare. Alla fine di una congiunta durata tre giorni, Giuseppe Conte butta la palla nel campo di Draghi: «Ora la decisione spetta a lui». La sensazione è che l'isteria assembleare sia solo funzionale ad acuire le divisioni tra chi resta e chi vuole andare via. La battaglia di ieri è tra il leader Giuseppe Conte e il capogruppo alla Camera Davide Crippa, ormai alla testa di una trentina di scissionisti. La miccia del nuovo scontro è la posizione tenuta da Crippa durante la conferenza dei capigruppo che si è riunita in mattinata. Il presidente dei deputati pentastellati ha dato il suo via libera alla richiesta di Pd e Italia Viva di cominciare con il voto di fiducia a partire da Montecitorio, e solo successivamente al Senato. Una mossa che, secondo i contiani, sarebbe servita a mettere in difficoltà i grillini, meno compatti alla Camera.

I parlamentari vicini a Conte in assemblea chiedono a Crippa di spiegare perché durante la capigruppo si era tentato di invertire l'ordine tradizionale. Chiede di intervenire anche Conte. «Non sono stato informato», dice a proposito della proposta del Pd, appoggiata da Crippa, di far partire le comunicazioni di Draghi da Montecitorio. Al termine dell'assemblea Conte lancia la palla nel campo del presidente del Consiglio, di fatto chiudendo a ogni residuo spazio di dialogo con Palazzo Chigi: «Posso sintetizzare che la stragrande maggioranza degli interventi ha colto la forza e la coerenza della nostra posizione. Adesso la decisione non spetta a noi ma spetta al premier Draghi». «C'è odio verso di noi da altre forze politiche di maggioranza, Renzi dichiara che andrà a depositare referendum contro il reddito di cittadinanza; Ipf ci calunnia tutti i giorni gravemente; Fi e Lega dicono che non vogliono assolutamente lavorare con noi. Draghi sia garante se vuole collaborazione», prosegue ancora Conte. Un altro ultimatum, un via libera alla scissione dei governisti. Crippa prima aveva sottolineato: «Dall'opposizione la vita non la migliori, fai solo propaganda». Il capogruppo si giustifica su quanto accaduto nella conferenza di ieri mattina: «Ho appoggiato la richiesta di Pd e Iv, il primo non voto sul dl Aiuti si è verificato in Aula a Montecitorio». Riccardo Fraccaro accusa Conte di aver nascosto ai parlamentari le aperture di Palazzo Chigi sul Superbonus.

I rapporti tra Conte e Crippa sono ai minimi termini. Il capogruppo si è opposto alla proroga del contratto annuale di Rocco Casalino con i gruppi parlamentari. L'accordo dell'ex portavoce dell'avvocato è scaduto a inizio luglio e Crippa lo ha messo in stand by. E c'è sempre l'incognita Beppe Grillo. Il Garante prima fa filtrare il suo «sconforto per la personalizzazione di Conte nello scontro con Draghi». Contemporaneamente lancia un segnale diverso.

Cambia l'immagine e lo stato del suo profilo Whatsapp, pubblicando la foto della colla Coccoina, un riferimento ai grillini attaccati alla poltrona. Mentre Virginia Raggi e Alessandro Di Battista non aspettano altro che la dissoluzione definitiva del M5s e il fallimento di Conte, con l'obiettivo di guidare un Movimento oltranzista come quello delle origini.

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