Shahed, il nome dei droni kamikaze iraniani lanciati su Kiev, significa «testimone» delle fede islamica, ma viene utilizzato anche per i «martiri», i volontari suicidi della guerra santa che si fanno saltare in aria. Assieme ai Mohajer 6, pure di fabbricazione iraniana, sono stati ordinati da Mosca agli ayatollah in 2400 esemplari, secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Non sono le uniche nuove armi sul teatro di guerra in Ucraina. Israele ha deciso di aiutare Kiev, in funzione anti iraniana, e Teheran potrebbe vendere ai russi missili balistici con 700 chilometri di gittata. Non solo: gli occidentali hanno promesso nuovi sistemi di difesa aerea agli ucraini e dalla Germania sono arrivati i primi IRIS-T. Il drone kamikaze, Shahed-136, è un'arma «povera», ma efficace. La carica esplosiva non è eccessiva, 40-50 chilogrammi, ma lanciata in sciami satura l'area dell'obiettivo. La gittata del drone, lungo tre metri e mezzo, sembra che superi 2mila chilometri. Il motore è troppo rumoroso, ma raggiunge i 185 chilometri all'ora. Il costo contenuto, sui 20mila dollari, rende il drone spendibile come kamikaze. In gergo militare queste armi vengono chiamate «munizioni circuitanti». I russi hanno finito i loro droni kamikaze e il nuovo Zar, Vladimir Putin, ha dovuto ricorrere a forniture dall'estero. In luglio all'incontro con gli ayatollah a Teheran è stato concordato l'acquisto. Nelle settimane seguenti è stato tracciato l'arrivo di diversi cargo militari in Russia con i droni poi dipinti con i colori e la bandiera delle forze russe. Non a caso Teheran continua a negare con forza la vendita di armi per il conflitto ucraino, ma i resti dei velivoli senza pilota non lasciano dubbi. Il primo Shahed è stato abbattuto in settembre vicino alla cittadina di Kupyansk, nella regione di Kharkiv, durante la folgorante offensiva ucraina.
Droni del genere sono già stati testati dai ribelli Houti nello Yemen per colpire obiettivi in Arabia Saudita e in Iraq dove spadroneggiano le milizie filo iraniane. Esperti dei Pasdaran, i Guardiani della rivoluzione, starebbero affiancando i russi per il miglior utilizzo dei velivoli senza pilota e senza ritorno. L'intelligence Usa ha fatto trapelare che gli iraniani potrebbero fornire ai russi pure i missili terra terra, Fateh 110 e Zolfaghar, con una gittata da 300 a 700 chilometri. Le forze di Mosca avrebbero già utilizzato in Ucraina un terzo degli arsenali missilistici a breve raggio. Dopo i droni kamikaze sulla capitale, come rappresaglia agli attacchi su Belgorod in territorio russo, il ministro per la diaspora israeliano, Nachman Shai, ha dichiarato che «è giunto il momento di fornire assistenza militare all'Ucraina, come fanno gli Stati Uniti e i paesi della Nato». L'ex presidente russo, Dmitry Medvedev, ha replicato che una mossa del genere «distruggerà tutte le relazioni interstatali tra i nostri Paesi». Zelensky punta al sistema israeliano Iron Dome, che riesce a intercettare gran parte dei missili lanciati dalla striscia di Gaza. Per ora l'appoggio è stato indiretto: da settembre un'azienda israeliana ha cominciato a vendere alla Polonia sistemi avanzati anti droni, poi trasferiti in Ucraina. In maggio il governo ebraico avevo bloccato la richiesta di fornitura da parte di Germania e Italia di missili anti carro Spyke prodotti dalla Rafael Advanced Defense Systems israeliana. Adesso il veto potrebbe cadere e gli uomini del Mossad operano già da tempo in Ucraina fornendo informazioni alle truppe di Kiev oltre che immagini satellitari.
Di fronte alla «pioggia» di missili lanciati dai russi il presidente Zelensky ha ammesso che «ha solo il 10% di quello che serve» per la difesa aerea. La Germani ha appena consegnato 4 sistemi Iris-T e dovrebbero arrivare a breve altrettante batterie di missili terra-aria Hawk dalla Spagna.
Nuovi sistemi di difesa aerea come il Nasams, che protegge la Casa Bianca, sono stati promessi dagli Usa. E il Regno Unito invierà per la prima volta in Ucraina vettori in grado di abbattere i missili di crociera russi.
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