Sharon uccisa e le ombre su Sergio. "Un avvocato? Non lo chiamo"

Il compagno sentito di nuovo, con lui ieri un legale: "Solo formalità". In caserma anche oggi. Non è indagato, ma l'attenzione dei pm è su di lui

Sharon uccisa e le ombre su Sergio. "Un avvocato? Non lo chiamo"
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«Vado da tutte le parti in cui mi chiedono di andare». Sergio Ruocco, il compagno di Sharon Verzeni sempre sotto i riflettori delle indagini per l'omicidio della 33enne, risponde con la consueta calma. Anche se ormai il pellegrinaggio da Bottanuco (dove dal 30 luglio vive a casa dei genitori di lei) a Bergamo e a Terno d'Isola si fa sempre più fitto. Anche ieri l'uomo - che resta non indagato - è stato convocato in caserma, per la quarta volta. I colloqui con gli inquirenti avuti finora sarebbero tutti effetto di qualcosa: dei sopralluoghi, delle testimonianze, delle ricostruzioni. E così parrebbe essere stato anche ieri: si parla di «notifiche per alcuni atti di attività nel corso delle indagini». Stavolta, però, è accaduto qualcosa di diverso: in mattinata Ruocco si è trattenuto solo qualche minuto al comando provinciale dei carabinieri senza essere interrogato, ma il pomeriggio è tornato a Bergamo accompagnato dall'avvocato. Una pressione non indifferente per quest'idraulico 37enne, che comunque continua a mostrarsi serafico. Nelle ricostruzioni dell'ultimo mese la sua vita combacia sempre con quella della compagna: l'appartamento insieme da tre anni, il matrimonio forse nel 2025, la vacanza in Grecia appena dopo Ferragosto. Tra i due non c'erano tensioni, solo l'avvicinamento di Sharon a Scientology era stato motivo di discussione, anche in famiglia. Su di lui poco altro: la vita irreprensibile, tanto lavoro, gli ottimi rapporti con i futuri suoceri.

«Stanco?», gli chiedono i cronisti in uno dei suoi innumerevoli rientri a Bottanuco. «Io non sono mai stanco», replica lui. Anche se gli ultimi due giorni - quasi sempre a disposizione degli inquirenti - sono stati impegnativi, anche se le ultime tre settimane sono state a dir poco pesanti. Ma plasticamente Ruocco non mostra segni di cedimento psicologico, si concede solo una sigaretta nel cortile della caserma in un momento di pausa. E a chi gli fa la solita domanda - «Cosa succede?» - lui risponde: «Quello che succede tutti i giorni. Vado e vengo dalla caserma. Ruocco fa intendere che anche oggi tornerà in caserma, senza chiarire il motivo: «Me lo spiegheranno». Qualcuno gli chiede se senta la pressione degli investigatori, lui scuote le spalle e va via. «E' assillato, non ne può più», rivela invece la madre dell'idraulico, Maria Rosa Sabbadini, che al Giorno precisa: «Mio figlio è tranquillo e tutti crediamo in lui. È un bravo ragazzo, casa e lavoro, lavoro e casa. So benissimo che non c'entra niente. Su mio figlio metto le due mani sul fuoco». E poi aggiunge: «Spero che non sia lunga come la storia di Yara», riferendosi all'omicidio della 13enne di Brembate Yara Gambirasio. Il padre di Sergio, Mario Ruocco, si spinge oltre: «Per me qualcuno le ronzava dietro. Lei si è rifiutata e quello gliel'ha fatta pagare».

Ma nella caccia al killer di Sharon, uccisa tra il 29 e il 30 luglio con quattro coltellate, i carabinieri volgono lo sguardo anche altrove. Nella raccolta di testimonianze acquisite tra gli abitanti della strada luogo del delitto c'è anche Fabio Delmiglio, più noto come il sosia ufficiale italiano di Johnny Depp.

L'attore bergamasco è stato convocato come persona informata sui fatti: aveva infatti conosciuto la 33enne quattro giorni prima l'assassinio di Sharon al Vanilla Bar di Brembate, dove Sharon lavorava. «Mi ha chiesto se fossi stato disponibile a pubblicizzare una cosa per lei», si è limitato a dire Delmiglio all'uscita dalla caserma.

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