Lo show (non) deve andare avanti La fine bestiale del Circo Barnum

Lo spettacolo più bello del mondo travolto dalla crisi

Lo show (non) deve andare avanti La fine bestiale del Circo Barnum

Il circo non può essere guardato con gli occhi di oggi. Anche perché non vedrebbero nulla, salvo una pista piena di ricordi e ragnatele. Per apprezzare davvero il lato fantastico di quella pista dovremmo invece entrare in un cannone e farci sparare indietro nel tempo come l'«uomo proiettile» (non a caso un classico numero da circo). Destinazione: i primi anni dell'Ottocento. Un'epoca in cui il Circo Barnum stava ai sogni come oggi lo smartphone sta all'informazione. Paragone ardito accostare il Barnum all'ultimo modello di «telefono intelligente», non foss'altro perché mentre il primo - dopo 146 anni di gloria - sta per chiudere definitivamente i battenti, il secondo i battenti li ha ben spalancati sul presente e, soprattutto, sul futuro. Fatto sta che Phineas Taylor Barnum si rivolta nella tomba (magari trasformando la giravolta in un, ennesimo, originale numero da circo).

Ieri infatti i suoi eredi hanno annunciato che the show must not go on: un not che Barnum non avrebbe mai voluto sentire e a cui oggi si ribellerebbe con tutte le forze. Ma il circo è questo (anzi, non è più questo) bellezza, e tu, anima cara di mister Barnum, non puoi farci nulla. È la triste conseguenza di costi di gestione divenuti insostenibili, ma pure l'effetto dei gusti cambiati del pubblico per il quale lo spettacolo circense ha ormai la stessa fragranza di un cappotto con le tasche piene di palline di naftalina.

«È stata una decisione molto difficile per me e per tutta la famiglia - dice Kenneth Feld, presidente e Ceo di Feld Entertainment -. Abbiamo datoto la notizia ai dipendenti del circo sabato sera, dopo gli spettacoli di Orlando e Miami. Mancano una trentina di date da qui a maggio e sono già state cancellate quelle di Atlanta, Washington, Philadelphia, Boston e Brooklyn. Gli spettacoli finali saranno a Providence, Rhode Island, il 7 maggio e in Uniondale, New York, il 21 maggio». Dal 22 maggio tutto ciò che rimarrà del Barnum lo si potrà leggere nei libri che rendono omaggio allo «spettacolo più bello del mondo». Che tale rimane nonostante aspetti che oggi appaiono «mostruosi», ma che oltre due secoli fa erano solo elementi «esotici»: dalle bestie feroci vere e proprie alle «bestie» umane sotto forma di freaks (donne scimmia, elephant man, nani, storpi, gemelli siamesi e tanti altri «fenomenali e deformi scherzi della natura»). Phineas Taylor Barnum - che con encomiabile spirito autocritico si definì «il principe dei farabutti» - nel 1835 arrivò a comprarsi una vecchia schiava, per poi mostrarla (a pagamento, s'intende) al pubblico arringato con la seguente frase: «Vengano signori ad ammirare la donna di 160 anni che fu la balia di George Washington!».

Altri bluff: la sirenetta della Fiji (metà scimmia e metà pesce) e «l'uomo più basso del mondo», appena 63 centimetri (ma in realtà si trattava di un bimbo di 4 anni affetto da nanismo che Barnum aveva vestito da adulto applicandogli barba e baffi finti). Col suo circo, per circa un secolo e mezzo, Barnum e i suoi eredi girarono in lungo e in largo gli Usa dando lavoro a centinaia di persone e altrettante centinaia di animali, a volte senza fare troppa differenza tra gli uni e gli altri.

Oggi il tendone chiude. Ma l'espressione «circo Barnum» (nella sua accezione lessicale metafora di grande caos) sopravviverà a tutto e a tutti. E qualcuno, girandosi sempre nella tomba, tornerà a urlare: The show must go on.

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