Shutdown sulle armi a Kiev (e basi Usa europee in crisi)

Stop a 5 miliardi di forniture per l'Ucraina. Germania, Spagna, Italia e Portogallo: stipendi bloccati a migliaia di lavoratori nelle strutture militari

Shutdown sulle armi a Kiev (e basi Usa europee in crisi)
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La paralisi del governo americano si abbatte anche sulla macchina militare. Lo shutdown più lungo nella storia degli Stati Uniti, arrivato al 41º giorno, non sta soltanto creando il caos all'interno del Paese, ma inizia a far sentire i suoi effetti oltreoceano. Secondo una stima del dipartimento di Stato citata da Axios, oltre 5 miliardi di dollari di armi Usa destinate ai membri della Nato per l'Ucraina sono stati bloccati: la chiusura ha infatti fermato diverse agenzie federali, tra cui l'ufficio di Foggy Bottom che gestisce i contratti di esportazione. Di conseguenza, le consegne di sistemi come i missili Himars, Aegis e Amraam a Danimarca, Croazia e Polonia (da cui molte vengono poi trasferite in Ucraina) sono state interrotte o ritardate.

"Tutto questo sta effettivamente danneggiando sia i nostri alleati e partner, sia l'industria statunitense, che non riesce a fornire molte di queste capacità critiche all'estero", ha spiegato un alto funzionario del dipartimento di Stato al sito, precisando che le transazioni in sospeso includono sia la vendita di armi direttamente da Washington agli alleati della Nato, sia la concessione di licenze per l'esportazione ad aziende private Usa del settore della difesa.

Mentre il portavoce Tommy Pigott ha ribadito l'accusa della Casa Bianca, secondo cui la colpa dello shutdown va attribuita ai democratici: "Stanno bloccando le vendite di armi critiche, anche ai nostri alleati Nato, il che danneggia la base industriale statunitense e mette a rischio la nostra sicurezza e quella dei nostri partner". "Cina e Russia non sono state chiuse, i loro sforzi per indebolire gli Usa diventano più facili, mentre la base industriale soffre e le esigenze dei nostri alleati non vengono soddisfatte", gli ha fatto eco il presidente delle Relazioni Estere del Senato, James Risch.

Ma lo shutdown colpisce anche i civili che lavorano nelle basi militari americane all'estero. In Europa, come riporta l'Associated Press, migliaia di persone da quasi sei settimane non ricevono lo stipendio: in alcuni casi i governi che ospitano le basi sono intervenuti, aspettandosi che gli Stati Uniti alla fine li risarciscano. La Germania, ad esempio, anticipa le paghe a quasi 11mila dipendenti nelle basi Usa (tra cui quella di Ramstein, un hub cruciale per le operazioni in Medioriente e Africa). Mentre in altri Paesi tra cui l'Italia, le persone hanno semplicemente continuato a lavorare senza stipendio. Su circa 4.600 addetti presenti in cinque basi, oltre 2 mila tra Aviano e Vicenza non sono stati pagati a ottobre. "È una situazione assurda perché nessuno ha risposte, nessuno si sente responsabile", ha sottolineato Angelo Zaccaria, coordinatore sindacale della base aerea di Aviano, avvertendo che questo "sta avendo effetti drammatici": "Ci sono persone che faticano a pagare il mutuo, a mantenere i figli o persino a pagare il carburante per venire al lavoro".

In Portogallo oltre 360 lavoratori a Lajes Field, nelle Azzorre, sono restati senza stipendio e la regione ha approvato un prestito ponte, mentre in Spagna sono stati risolti i ritardi a Morón e Rota con l'intervento del governo. Il modo in cui vengono retribuiti i dipendenti locali varia a seconda del Paese e si basa su accordi specifici che Washington ha con ciascuna nazione ospitante, ha affermato Amber Kelly-Herard, portavoce per gli affari pubblici delle Forze Aeree statunitensi in Europa e Africa.

Durante lo stop, Kelly-Herard ha fatto sapere che i dipendenti locali devono continuare a svolgere il lavoro in conformità con i loro contratti.

I più esposti sono i dipendenti di ditte appaltatrici, non sempre rimborsati alla fine dello shutdown.

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