Sono romano e vivo a Milano. Un pezzo di vita qui, un altro boccone là. Ovunque mangiando, ci mancgherebbe. Scrivo di cibo, anche. E la domanda che mi viene più frequentemente posta è: ma alla fine si mangia meglio a Roma o a Milano?
Alla faccia della domanduccia.
Detto che chi la fa di solito ha un suo bel preconcetto in tasca e crede di sapere la risposta (quindi quello che abbiamo da dire manco la ascolta), noi la domanda l'abbiamo presa sul deria e cerchiamo qui di dargli una risposta. Che è impossibile in assoluto ma possibili esaminando voce per voce. Con un giudizio puramente personale,
Proviamoci. Dàje. Taac.
Tipicità. Roma negli ultimi anni ha fatto un bel balzo avanti in questa voce. A Milano è pieno di posti dove trovare una cacio&pepe, una amatriciana, perfino la pizza bianca che fino a qualche tempo fa a Nord del Po era impossibile da pronunciare, perché ti sentivi rispondere inevitabilmente: «Seee, e la focaccia genovese allora?». A Roma invece trovare una cassoeula o un ossobuco è decisamente improbo. Roma 8, Milano 5
Cucina gastronomica. Roma ha un tristellato che a Milano manca, salvo novità imminenti (la prossima edizione della guida Michelin verrà presentata venerdì prossimo a Parma), ma Milano ha mostrato negli ultimi anni una prepotente crescita. A Roma ci sono ventuno ristoranti stellati per un totale di 24 stelle, a Milano 19 insegne con 23 stelle. Considerata la differente dimensione e che a Parigi, per dire, ci sono 106 locali stellati e 141 stelle in tutto, direi che Milano sta messa meglio di Roma. Roma 5, Milano 6
Ristoranti etnici. Ormai fanno parte a pieno titolo dell'offerta gastronomica di una grande città e meritano una categoria a parte. Milano stravince con due stellati (il giapponese Iyo e il contaminato Tokuyoshi) e un'offerta ricca e completa. Roma è molto molto indietro. Roma 4, Milano 7,5
Trattorie. Tasto dolente per entrambe le città. A Roma il turismo ha devastato il settore e sono pochi gli indirizzi davvero affidabili (Betto e Mary, Felice a Testaccio, Cesare al Casaletto, da Danilo), a Milano qualcosa si muove, spesso in luoghi impensabili. E poi a Milano c'è Trippa, vera trattoria del XXI Secolo. Roma 5, Milano 6
Pizzerie. Una scena che fino a vent'anni fa era un deserto di margherite biscottate e quattro stagioni di plastica. Poi si è svegliata Roma, che ha inventato la pizza gourmet (La Gatta Mangiona, In Fucina, Sforno) e anni dopo Milano l'ha seguita, tra spin-off napoletani (Sorbillo) e pizze a degustazione (Taverna Goumet, Lievità). Ora entrambe le città sono ben oltre la sufficienza. Roma 6,5, Milano 6,5
Ristoranti alternativi. Per vegani e crudisti Milano è un paradiso, Roma ancora un purgatorio. Roma 5, Milano 7
Street food. Roma ha il supplì, il filetto di baccalà o di zucca, la pizza al taglio. Milano vive di gloria riflessa con link «terroni». E di Giannasi a Porta Romana. Roma 8, Milano 5,5
Aperitivi. Qui non c'è partita. Milano inventa (anche l'apericena, che era meglio nessuno inventasse) e Roma imita. Roma 5, Milano 8
Colazione. Cornetto contro brioche, espresso contro specialty coffee. Entrambi guardano a suggestioni francesi (a Roma Le Levain, a Milano Égalité). Pari e patta. Roma 7, Milano 7
Pasticcerie. Milano ha una tradizione solida (basti pensare al Panettone) e nel tempo libero guarda a Parigi, Roma a parte qualche suggestione ebraica ha il suo simbolo nel vassoio di paste che è una compilation di bontà italiane. Roma 6, Milano 7,5
Botteghe. Peck e Castroni. L'Annunciata e Liberati. Longoni e Bonci. Potremmo andare avanti. Non lo faremo. Ma siamo all'eccellenza assoluta. Roma 8, Milano 8
Totale La somma dei punteggi dice Roma 67,5 e Milano 74.
Nessun pizzaiuolo o salumiere è stato maltrattato per questo articolo.
E ogni lettera di invettiva andrà indirizzata soltanto al sottoscritto, fermo posta Stoccolma.
Perché domani ho un treno prenotato per Roma. Ma mi sa che lascio perdere.
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