Nella giornata di festa in cui Silvio Berlusconi e Marta Fascina hanno celebrato la loro relazione, un elemento personale e politico ha colpito i presenti. Nella ristretta cerchia degli invitati l'unico parlamentare non appartenente alle fila di Forza Italia era Matteo Salvini. Una presenza che ha assunto piena centralità nel corso dell'evento di Villa Gernetto, con un attestato di stima pronunciato pubblicamente da Berlusconi che lo ha definito «il politico più coerente, il più trasparente e affidabile».
L' invito è nato grazie a una telefonata del leader della Lega che ha chiamato il Cavaliere per congratularsi e fare gli auguri per l'evento. Per tutta risposta il presidente ha rilanciato, invitandolo a unirsi agli amici più stretti in un giorno per lui importante. Inevitabile interpretare la presenza di Salvini come un salto di qualità nei rapporti tra Lega e Forza Italia, come il rilancio di un asse del Nord e del centrodestra di governo. I rapporti tra Berlusconi e il leader della Lega, d'altra parte, hanno attraversato indenni le fibrillazioni legate alla difficile partita del Quirinale e la «forte vicinanza umana e politica» che riportano sia fonti della Lega che di Forza Italia si è rafforzata anche nei giorni del recente ricovero al San Raffaele. Quella stessa vicinanza politica si è tradotta anche in un «sì» convinto del Cavaliere all'idea della federazione sul modello del Partito Repubblicano americano, lanciata dal numero uno di via Bellerio.
Salvini ieri parlando con Affaritaliani ha commentato in maniera affettuosa l'attestato di vicinanza pronunciato da Berlusconi. «Lo ringrazio per l'amicizia, la stima e la fiducia, in un momento così difficile solo una squadra unita, compatta e preparata può aiutare gli Italiani a risollevarsi, puntando sulle libertà economiche e sociali, sul taglio delle tasse e sulla pace fiscale, su una giustizia giusta e su un lavoro sicuro e ben pagato per tanti». Antonio Tajani ci tiene però a sottolineare soprattutto il tratto umano di quelle parole. «Quella di Berlusconi a Salvini era una attestazione di amicizia, non c'era una logica di partito». Una puntualizzazione che vuole soprattutto far capire che non c'è un rapporto preferenziale da contrapporre a quello con Giorgia Meloni, anche se il coordinatore azzurro non nasconde la necessità di rilanciare il dialogo con Fratelli d'Italia su nuove basi, evitando di spostare troppo a destra il baricentro della coalizione. «Salvini penso sia stato invitato come amico. Con FdI noi siamo alleati leali ma penso che vadano cambiate alcune cose: noi non rinunciamo alla nostra identità, vogliamo confrontarci, parlare. Credo che la coalizione dovrà ripensarsi prima delle elezioni e senza FI non si vince e governa, se non si ha un ruolo solido con Bruxelles e Washington. Siamo leali, ma non rinunciamo alla nostra identità. Tutti i sondaggi ci premiamo, vogliamo essere protagonisti». L'ultima battuta è sul rapporto con il centro e in particolare con Azione. «Se Calenda vuole aderire a Forza Italia per noi va bene, noi non aderiamo ad Azione.
Calenda è parte della sinistra, possiamo fare delle battaglie comuni come sulla giustizia ma non credo ci siano dirigenti di Forza Italia che pensino di andare con lui. Noi siamo il centro nel centrodestra, e abbiamo una chiara identità. Siamo il Ppe in Italia. Con il bipolarismo non c'è spazio per i centrini».
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