La bocciatura del Consiglio d'Europa ha scatenato il consueto coro di chi è favorevole ad accogliere tutti. Sono sempre le stesse voci. E il copione recitato, argomentazioni comprese, è più o meno quello di quando al Viminale sedeva Matteo Salvini (e l'attuale ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ricopriva l'incarico di capo di gabinetto). Padre Alex Zanotelli ha annunciato un digiuno «in protesta contro le politiche migratorie del governo Meloni plasticamente rivelate sia nei suoi decreti come nel recente viaggio compiuto a Tripoli». Il missionario ha mischiato così strategie geopolitiche e linea dura in materia di gestione dei fenomeni migratori. Il tutto in opposizione all'esecutivo di centrodestra. Nessuna sorpresa anche tra le fila politiche. L'unica novità, per così dire, è Elly Schlein ma solo perché ora che è alla ribalta nazionale le sue dichiarazioni hanno più eco. Non che l'abbia mai pensata in maniera diversa, insomma. «Fermatevi - ha tuonato in Aula la candidata alla segreteria dem -, fermatevi perché questa è una norma sbagliata, che, oltre a essere inumana, è anche una norma che rischia di farvi fare ciò che è già successo nel 2012, quando le destre hanno già fatto condannare l'Italia per i respingimenti collettivi». La chiamata in causa delle «destre», al plurale, è un altro dei tormentoni inflazionati. Un altro grande classico è il tentativo di bordata indignata dell'ex presidente della Camera Laura Boldrini, peraltro da poco iscritta al Pd: «Questo decreto, con tutte le sue crudeltà, con tutto il suo obbrobrio giuridico, è la prova provata del fallimento della politica della destra sull'immigrazione. Il governo mira a mettere fuori gioco le Ong, ad impedire loro di operare e salvare vite umane in mare e questo obiettivo è di per sé riprovevole».
L'elenco è ormai recitabile a memoria. È quello composto da chi sostiene che il dovere di accogliere debba essere riferito erga omnes. Lo stesso per cui le Ong dovrebbero avere margini di manovra pressoché totali. Di chi non ci tiene molto, per usare un eufemismo, a difendere i confini nazionali e di chi si rifiuta di ipotizzare la sussistenza di ciò che Joseph Ratzinger chiamava «diritto a non emigrare».
È in questo insieme che è annoverabile anche Aboubakar Soumahoro, non più parlamentare dell'Alleanza Verdi-Sinistra ma iscritto al Gruppo misto per via delle note vicende: «Impedire a chi si fa carico di salvare vite umane in mare al posto dello Stato vuol dire violare la Convenzione delle Nazioni unite sul Diritto del Mare o Unclos firmata anche dall'Italia e prevede che chiunque sia in pericolo in mare va salvato e il soccorso si può considerare concluso solo con lo
sbarco in un luogo sicuro.».Il concetto di «porto sicuro» non rappresenta per forza quello più vicino. Ma la sinistra continuerà la sua battaglia ideologica a prescindere dalla fondatezza delle motivazioni e della realtà.
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