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Si scatenano gli ultras di Speranza. La guerra sporca contro Zambon

Esce il libro del ricercatore dell'Oms che ha incastrato il ministro sul dossier scomparso: "Difficile pensare non sia coinvolto”

Si scatenano gli ultras di Speranza. La guerra sporca contro Zambon

Immaginate la scena. Interno giorno, studio di registrazione di In Mezz’Ora in più. Domenica pomeriggio. Al tavolo siedono Lucia Annunziata, padrona di casa. Florenza Sarzanini, vicedirettore del Corsera. E Francesco Zambon, ex funzionario dell’Oms, autore del report sulla risposta “caotica e creativa” dell’Italia al Covid, nonché grande accusatore dell’Organizzazione e dell’esecutivo nostrano. Neppure il tempo dei saluti che subito scatta una raffica di domande utili a difendere Roberto Speranza. Tipo testuggine romana. Dice Annunziata: “In moltissimi passaggi lei dice: ‘Il ministro non sapeva’”. Oppure: “Quindi lei scagiona il ministro Speranza?”. E ancora: “Lei pensa che il ministro non fosse informato?”. Di più. Mentre l’autore parla e denuncia le manine del governo sul report, prima pubblicato e poi ritirato, la giornalista arriva addirittura a correggere l’interlocutore affermando: “Lei dice ‘il governo’, ma non era il governo, eh. Cioè il governo non aveva in mano…”. Difesa d’ufficio talmente sfacciata (ma non ne saprà più lui, no?) che l’imbarazzato Zambon è costretto a replicare, con tutto il garbo del mondo: “C’è una chat in cui Ranieri Guerra riferisce di Goffredo Zaccardi, il capo di Gabinetto (di Speranza, ndr) e lui dice ‘vediamo di farlo morire’. Se questa non è una interferenza del governo…”. Uno a zero e palla al centro.

Non è dato sapere chi abbia suggerito a Zambon di concedere ad Annunziata la prima intervista sul suo libro in uscita (Il pesce piccolo, Feltrinelli). È stato un po’ come infilarsi nella tana del lupo: basti pensare che nel suo volume mai pubblicato, il ministro ringrazia sentitamente la giornalista di Rai 3 per averlo invitato spesso durante la pandemia. Cos’altro ci si poteva attendere? Sembra quasi sia in atto una strategia per spostare l’attenzione sul report altrove, magari nel lontano Oriente. E infatti anche l’intervista odierna di Zambon a Repubblica viene indirizzata dalla “grande stampa” nella stessa direzione: sebbene il ricercatore dica chiaramente che l’Italia avrebbe “potuto ridurre i danni”, il titolo è tutto per l’Oms che si sarebbe “piegata a Pechino” (sai che novità). Zambon ha detto che il Belpaese “da gennaio al 21 febbraio” poteva “fare tante cose che non sono state fatte”? Poco importa. Rep lo nasconde dal titolo. 


Per quanto si stia cercando di celarlo, con difese a spada tratta nei confronti di Speranza, tuttavia l’ex funzionario dell’Oms fa tutto tranne che “assolvere” il ministro di Leu. Anzi. “Speranza ha detto in Senato che gli attori della storia sono tutti concordi nel dire che il rapporto è stato ritirato spontaneamente dall’Oms - dice Zambon - Non è così. Perché chi ha scritto il libro sa perfettamente che le cose non sono andate così”. E come sono andate? Lo spiegano le carte della procura di Bergamo. Lo dicono le chat intercorse tra Ranieri Guerra e Silvio Brusaferro dell’Iss, quelle sugli “somarelli di Venezia” e il rapporto da modificare. Lo spiegano la richiesta di Zaccardi per far “cadere nel vuoto” il dossier e le “scuse profuse” indirizzate al ministro. Oppure i tentativi di “edulcorare” il testo messi in atto da Guerra e Cristiana Salvi. E lo dimostrano pure alcune mail inviate da Hans Kluge, direttore Europa dell’Oms. “Il punto è - ragiona Zambon - se una pubblicazione viene bloccata perché irrita la sensibilità del ministro.

Kluge ha scritto a me dicendo: la cosa più importante è la relazione che io ho con Speranza, che era ‘davvero seccato’. Ma noi dobbiamo occuparci della relazione personale (con il ministro, ndr) o raccontare una cosa che poteva essere utile agli altri Stati?”.

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