Di fatto si torna in un regime di lockdown generalizzato, inutile girarci intorno o usare parole diverse e colorate. Il paradosso è che si chiude quasi tutto, ma mai come ora siamo stati così vicini a vedere la luce in fondo al tunnel. Quello che ci è chiesto ora potrebbe davvero essere l'ultimo sforzo, l'ultimo sacrificio. Perché la primavera è alle porte con i suoi effetti anestetizzanti sul Covid, perché i vaccini sono in arrivo in quantità adeguate, perché il piano vaccinale - sia pure ancora con qualche inciampo - si sta mettendo in moto e ultimo, non in ordine di importanza, perché finalmente siamo in buone mani anche per quello che riguarda il risarcimento dei danni economici.
Lo abbiamo scritto ieri: non è questo il momento di farsi prendere da paure no vax. «Oggi non è lecito avere paura», scriveva Oriana Fallaci a proposito di un altro tipo di minaccia globale - il terrorismo islamico che, per quanto vigliacco e feroce, non aveva provocato quasi tre milioni di morti nel mondo come invece ha fatto il virus. La verità è che il rischio che corriamo a non vaccinarci è migliaia di volte superiore a quello che si corre sottoponendosi alla vaccinazione. Senza contare che, fino a quando non avremo raggiunto una sufficiente immunità di gregge che solo il vaccino ci può dare -, hai voglia a rivendicare libertà fondamentali come quelle all'istruzione, al lavoro, allo spostamento e allo svago.
Siamo ancora arrabbiati per gli errori e le leggerezze commesse un po' da tutti un anno fa all'apparire della pandemia. Ecco, non ripetiamoli per stanchezza o stupidità. Due mesi di sacrifici sostengono gli esperti - e saremo fuori dal cratere dell'emergenza, il che non vuol dire che il virus sarà sparito, ma che sarà possibile conviverci in relativa sicurezza.
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