"Siamo nuova maggioranza". E Berlusconi incontra Cairo

La coalizione serra i ranghi in vista dell'elezione per il Quirinale. La visita dell'amico imprenditore

"Siamo nuova maggioranza". E Berlusconi incontra Cairo

La grande occasione. L'elezione del nuovo presidente della Repubblica è ormai dietro l'angolo, manca una data ufficiale ma la convocazione dei Grandi Elettori dovrebbe essere fissata per inizio febbraio. Un conto alla rovescia lungo 90 giorni. E se fino a qualche settimana fa le periodiche tensioni e gli scontri per la leadership mettevano in dubbio la tenuta del centrodestra, lo scenario ora è cambiato. A Villa Grande Matteo Salvini ha detto che bisogna consolidare la coalizione in vista della partita per il Quirinale, lavorando anche sulla maggioranza che ha bocciato il Ddl Zan. La convinzione è che non si possa prescindere dal centrodestra e che per la prima volta il Parlamento non possa eleggere un presidente senza i suoi voti. La tenuta della coalizione quindi può risultare determinante, ma solo a condizione di muoversi come una falange, sia nei fatti che nella percezione esterna.

Il candidato naturale è Silvio Berlusconi che pure non ha mai accettato ufficialmente la candidatura. È il leader storico e il fondatore del centrodestra, la sua elezione segnerebbe una pacificazione rispetto a una stagione mediatico-giudiziaria durata oltre 20 anni e riaffermerebbe una identità storica e culturale da portare all'esterno con orgoglio. La settimana prossima il Cavaliere incontrerà Giorgia Meloni e la discussione entrerà maggiormente nel vivo. Ieri non è passato certo inosservato l'incontro con Urbano Cairo ad Arcore, un grande editore che certamente potrà giocare un ruolo in questo sprint verso il voto. «È stato un grande piacere rivedere Silvio Berlusconi in gran forma, con il quale ho iniziato la mia carriera appena laureato», le sue parole.

Il vero tema sono naturalmente i numeri. Nel 2022 la destra avrà la maggioranza relativa dei Grandi Elettori, grazie anche alla presenza dei delegati regionali che questa volta saranno in prevalenza di centrodestra. Mancano però una quarantina di voti per riuscire a eleggere il nuovo capo dello Stato. Se si riuscissero a mettere insieme i parlamentari di Iv, quelli di Giovanni Toti e di Luigi Brugnaro e si riuscisse ad attingere a quota parte di quelli posizionati nel Gruppo Misto si potrebbero ottenere anche più di 100 voti. La prova generale secondo molti è stato il voto sul Ddl Zan con il centrodestra compatto e il centrosinistra scivolato sui suoi errori. Ci sarebbe naturalmente il tema Draghi, ma al di là delle dichiarazioni di facciata appare evidente che il centrosinistra sarebbe ben contento di «confermare» a Palazzo Chigi l'ex governatore della Bce, senza mettere a repentaglio la legislatura. «Abbiamo ritrovato tutte le ragioni del nostro lavorare insieme» assicura al Corriere, Riccardo Molinari, capogruppo leghista. «Abbiamo constatato che il centrosinistra parte indietro. Per la prima volta si va a votare con un centrodestra dai numeri importanti e che oggi non ha nessuno». Sul fronte opposto Luigi Di Maio dà un consiglio: «Non ho mai chiamato Berlusconi, e penso di essere l'unico esponente che non ha mai avuto una conversazione con lui.

Oggi vorrei chiamarlo per dirgli attento ai tuoi amici di percorso, perché di giorno lo mandano al Quirinale e la sera lavorano per affossarlo, in una sorta di tela di Penelope». Una convinzione smentita da Gianfranco Rotondi. «La posizione di Salvini e Meloni è correttissima. Fanno valere il peso determinante del centrodestra, sostengono - senza bruciarla - la candidatura di Berlusconi».

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