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Cacciano chi è in regola, noi teniamo chi delinque

L'accoglienza a due facce. Siamo rimasti l'unicp Paese in Europa che apre le porte a tutti

Cacciano chi è in regola, noi teniamo chi delinque

La frontiera di Chiasso diventa un muro. Un confine invalicabile, come quelli di una volta, ma solo per i lavoratori italiani. Quelli che tutte le mattine, spesso quando il sole dorme ancora, partono dalle loro case di Como, Varese, più in generale dalla Lombardia, e vanno di là per guadagnarsi uno stipendio. Non sono più graditi, gli svizzeri di lingua italiana non vogliono concorrenza fra i piedi, parlano di dumping sulle retribuzioni, di un mercato distorto e chiudono, o almeno ci provano, il lucchetto di Chiasso. Dopo la Brexit, qualcosa che le assomiglia almeno nel format: la Ticinexit, applicata gli operai e agli impiegati tricolori. Non certo agli immigrati, magari clandestini, perché quelli vengono già acchiappati al volo, è il caso di dirlo, dai droni e dalle guardie di frontiera per essere rispediti come pacchi di qua. A proposito, gli svizzeri votano per allontanare chi arriva con un'identità precisa, con i documenti in regola, con tanta voglia di fare e fare bene. Con il desiderio sincero di non macchiare l'immacolata tovaglia dell'ordine che regna fra Lugano e Berna. Noi italiani invece non possiamo dire una parola che sia una sulle politiche, perdipiù confuse e velleitarie, dell'assistenza, sui flussi che sfuggono di mano, sui profughi che si accampano sotto casa come in un suk, incrociano le braccia per mesi, se respinti rimbalzano indietro come palline da ping pong. I nostri connazionali non hanno voce in capitolo, non che ne abbiano molta di più su tanti altri temi, ma la frontiera dell'immigrazione da noi non esiste. È stata travolta. O funziona a intermittenza, poco e male. Si distingue poco, si prende tutto, ci si rassegna in fretta, si covano altrettanto celermente i bacilli del contagio razzista. Noi non siamo cittadini ma sudditi, dunque non si discute e poi, vuoi mettere, questa è un'emergenza. Anzi una tragedia. I migranti rischiano la vita, talvolta affogano nel Mediterraneo, sono nelle mani degli scafisti. I lombardi invece tagliano la barriera di Chiasso in auto, talvolta indossano giacca e cravatta e poi, conoscendo bene la particolare sensibilità rossocrociata, stanno pure attenti a suonare il clacson e a sfarettare con gli abbaglianti. Un comportamento ineccepibile, da lord del Galateo, ma che non basta quando gli svizzeri entrano in cabina, naturalmente dopo aver scrutato il portafoglio. Da Milano in giù queste sottili analisi non se le possono permettere: i clandestini, non gli immigrati regolari con tanto di occupazione e neppure i profughi, vengono espulsi dieci volte, ma non se ne vanno. Restano. Ed è già tanto se vengono processati quando entrano nelle case e rubano. Inimmaginabile che gli italiani possano esprimersi su un tema che li tocca così da vicino, semmai possono, anzi devono impugnare la matita per il famoso referendum costituzionale. Quello è un quesito da urne, non il lavoro o la criminalità e tutto il resto. Del resto l'Italia è in Europa e l'Europa accoglie, ma solo a casa nostra, tutti quelli che può ricevere. La Svizzera invece è fuori, anche se è incastrata in mezzo al Vecchio continente. E così i nostri vicini si attrezzano per sbatterci fuori, anche se abbiamo tutte le carte in regola. E siamo rispettosi fino alla virgola.

Le nostre matite invece sono state spezzate.

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