Per il centrodestra potrebbe essere martedì la giornata cruciale per sciogliere il nodo delle elezioni amministrative in Sicilia. Domani, infatti, Silvio Berlusconi incontrerà il coordinatore di Forza Italia nell'isola, Gianfranco Miccichè, per soppesare la candidatura di Nello Musumeci alla presidenza della Regione, che dovrebbe unire lo schieramento, da FdI a Lega a formazioni centriste varie.
Senza Angelino Alfano, però, che cerca un patto per guadagnare punti anche sul piano nazionale e nelle stesse ore potrebbe giocarsi la carta di un suo candidato, probabilmente l'ex rettore dell'università di Palermo Roberto Lagalla, dopo aver consultato i parlamentari siciliani di Ap. I suoi siedono tuttora nella giunta di Rosario Crocetta e il leader tratta anche con il Pd, contro i consigli di Maurizio Lupi. Ma sa bene che a sinistra avrebbe poche chances di vincere, anche perché l'ex governatore vorrebbe ricandidarsi.
Nella base di Forza Italia, nell'isola e fuori, molti guardano con sospetto al ruolo che sta assumendo il ministro degli Esteri nel cantiere Sicilia. Tra i big locali c'è chi dice che la sua forza elettorale è sovradimensionata. «Si parla dell'8-10 per cento, ma sarà un successo se arriva al 5, con tutti i guai giudiziari e gli scandali dei suoi principali raccoglitori di voti, da Castiglione (Cara di Mineo) alla Vicari (Rolex-Iva) a Cascio (condannato per corruzione)».
Miccichè, che invece tiene molto alla trattativa con Angelino, tre giorni fa ha sbattuto la porta in faccia a Musumeci, proprio per non rischiare la rottura con Ap. È dovuto intervenire il Cavaliere, che verso il suo ex delfino non ha smaltito il risentimento, per fargli capire che è ancora l'ex presidente della Provincia di Catania l'uomo su cui puntare per tenere unito il centrodestra. D'altronde, i sondaggi attribuiscono a Musumeci un ottimo risultato, anche senza Alfano. L'hanno soprannominato «il grillino di destra» e nel 2012 prese il 5 per cento in più dei voti di lista, quando era il candidato-governatore di Alfano e Renato Schifani e perse anche perché il suo antagonista nell'ala moderata era proprio Miccichè. Ora, infatti, Vincenzo Figuccia (in uscita da Fi verso Cesa) l'accusa di aver «fatto vincere Crocetta».
Che succederà adesso se il leader di Ap insisterà sulla pretesa di indicare lui il concorrente che deve sbaragliare il M5S, dopo la cattiva prova della giunta Pd? «Vedremo - spiega Miccichè al Giornale -, se si tratta di un buon candidato lo prenderemo in considerazione. Non ci sono chiusure pregiudiziali per nessuno».
Il plenipotenziario di Berlusconi in Sicilia si dice ottimista, ma invita tutti a «pensare più alla Sicilia che a se stessi, mettendo da parte personalismi e divisioni». Miccichè per il dopo Crocetta pensava all'ex ministro Stefania Prestigiacomo, che però in un'intervista al Corsera chiarisce che può «essere più utile alla Sicilia da Roma» e giudica «un accordo di tutto il centrodestra in Sicilia allargato ad altre forze moderate radicare nell'isola necessario e raggiungibile».
Il ruolo di pontiere per tenere legate le diverse anime di FI e del polo lo svolge soprattutto l'ex presidente del Senato, Schifani.
Non è facile, mentre Lorenzo Cesa dell'Udc benediceva Musumeci, dopo Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Stefano Parisi, l'azzurro Antonio D'Alì rilancia la candidatura di Basilio Catanoso, «uomo di valore». Intanto, il candidato del M5S, Giancarlo Cancelleri, nel tour elettorale non esclude accordi, se non si avrà la maggioranza. Con tutti, tranne che Pd e Fi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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