
Dopo la bocciatura del decreto Sicurezza da parte dell'ufficio del Massimario della Cassazione che in una relazione di 129 pagine ha criticato il provvedimento sia nel "metodo" che nel "merito", la maggioranza rilancia. Non solo ribadisce la blindatura del decreto, considerato un pilastro del programma di governo, ma accelera. "È fortemente auspicabile un nuovo provvedimento per rafforzare ancora di più la sicurezza, con riferimento alla tutela delle forze dell'ordine. Difendere le divise significa difendere gli italiani", si legge in una nota del Carroccio.
Fonti di governo confermano che è allo studio un nuovo decreto, che potrebbe vedere la luce a cavallo dell'estate, che amplierebbe quell'ombrello legale sulle forze dell'ordine già introdotto con il dl sicurezza (che garantisce tutela legale ed economica agli agenti). Del resto la relazione del Massimario, viene spiegato, "non è vincolante". Anzi, quel parere, non è un mistero - anche lo stesso Guardasigilli Nordio si è detto "incredulo" - è stato vissuto come "un'ingerenza", "una forzatura", "un intervento a gamba tesa". Non c'è alcuna intenzione di apportare correttivi al dl sicurezza appena approvato, come chiederebbe l'opposizione. Quel provvedimento viene considerato un "simbolo dell'azione del governo a tutela dei cittadini e delle forze dell'ordine". E proprio nei confronti di queste ultime si vuole intervenire con il nuovo testo in cantiere, contenente un passo in più. L'obiettivo è correggere uno degli aspetti più difficili in cui si può imbattere chi indossa una divisa: l'automatismo dell'iscrizione nel registro degli indagati come atto dovuto a seguito di azioni compiute nell'adempimento del proprio dovere. Un tema tornato sotto i riflettori con l'omicidio di Carlo Legrottaglie, il brigadiere dei carabinieri di 59 anni ucciso da un malvivente in provincia di Brindisi. Erano stati indagati a poche ore dall'uccisione del collega, per eccesso colposo nell'uso legittimo delle armi, i due agenti che avevano rintracciato e ucciso in un conflitto a fuoco l'assassino di Legrottaglie. Un atto dovuto, aveva spiegato lo stesso legale. Ed è sempre così in questi casi, un passaggio tecnico necessario all'accertamento dei fatti, ma pesante dal punto di vista umano e professionale. Il decreto mira a eliminare l'automatismo, a evitare l'iscrizione come atto dovuto, prevedendo che prima vengano verificati gli eventi, e che, in presenza delle esimenti stabilite dal codice penale - la legittima difesa, lo stato di necessità e l'esercizio di un diritto o adempimento di un dovere, l'uso legittimo delle armi -, il poliziotto o il carabiniere coinvolto possano partecipare agli accertamenti, anche irripetibili, per stabilire la dinamica di quanto accaduto. Ma senza essere indagati. Lo ha spiegato anche lo stesso Nordio in Aula: "Pensiamo che, quando si è in presenza di una scriminante, si possa costruire una norma che consenta di partecipare a questo tipo di indagine senza essere iscritti nel registro degli indagati. Ovvero senza questo marchio di infamia che porta una serie di conseguenze negative".
Per l'azzurro Maurizo Gasparri "sulla sicurezza il centrodestra andrà avanti non solo difendendo le norme che ha varato, ma valutando ulteriori interventi a tutela delle forze armate e delle forze di polizia.
Il Massimario della Cassazione - aggiunge - si è sbizzarrito con tesi francamente inaccettabili, dimostrando che l'uso politico della giustizia non attende più nemmeno le procure, ma viene esercitato anche in sede di analisi preventiva".