"Le sigarette a 18 euro? Un suicidio"

Per gli analisti la tassazione alle stelle farebbe crollare vendite e incassi

"Le sigarette a 18 euro? Un suicidio"

Roma - Fa discutere la proposta choc di aumentare sensibilmente il prezzo delle sigarette segnalata ieri dal Giornale. L'idea lanciata da Giacomo Mangiaracina (Agenzia per la prevenzione) con una lettera al ministro della Salute è di quelle destinate a lasciare il segno: aumentiamo il costo delle sigarette a 18 euro a pacchetto e andiamo a coprire con il gettito fiscale le spese mediche per le malattie causate dal fumo. «Nobile l'intento ma pessimo il metodo». Commenta Massimo Paradiso, professore di economia politica all'università di Bari e membro dell'Osservatorio economico sul settore tabacchi del Cefip (Centro di ricerca economica e finanza pubblica). Si tratta, secondo l'economista, di una proposta ardita ma suicida. La conseguenza immediata, se mai si realizzasse un simile scenario, sarebbe il crollo delle entrate fiscali. Ma soprattutto - spiega - sarebbe immediato un ritorno al contraffatto e al contrabbando. «Entrambi da scongiurare, soprattutto il primo, visto che - osserva - le sigarette vengono preparate in un modo poco rassicurante».

D'altronde è notizia di oggi la pubblicazione del rapporto Kpmg sullo stato del contrabbando di tabacchi in Europa. Con dati, peraltro, che vedono il nostro Paese occupare posizioni tutt'altro che invidiabili. Nel 2015, infatti, l'Italia risulta essere il secondo Paese europeo per consumo di sigarette contraffatte. La situazione è tanto più grave se si considera la forte crescita del fenomeno del «contraffatto» nell'ultimo anno. Infatti, i prodotti contraffatti hanno più che raddoppiato la loro incidenza, passando dal 7,1% al 16,5% del consumo totale di prodotti illeciti. «D'altronde - ricorda Paradiso - bisogna anche ricordare che le differenze di tassazione tra i diversi Paesi europei ci sono ma sono minime e la normativa vigente tende a livellare le accise». Di sicuro in Italia c'è la sproporzione tra accisa specifica e accisa ad valorem. Il professor Paradiso ricorda che è la prima delle due quella decisiva («perché mantiene costante il gettito e non varia a seconda dei costi del prodotto»). «E mentre da noi questa accisa è intorno al 10% - spiega - negli altri Paesi europei supera il 40%».

D'altronde, ricorda ancora Paradiso, quella lanciata ieri non è la prima proposta di aumento delle sigarette. Ogni volta che ciò avviene gli analisti calcolano - come avviene in verità per qualsiasi prodotto - la «reattività dei consumatori». Che di norma è intorno allo 0,3% per ogni aumento di tariffe. «Aumentare il prezzo del 280%, però, - aggiunge Paradiso - fa sballare anche questi parametri di previsione». È del tutto evidente che crollerebbe il consumo ma anche il gettito fiscale. Prudentemente si potrebbe dire che potremmo perdere anche 5 miliardi all'anno, quasi il 50% dell'attuale gettito (10,6 miliardi nel 2015).

«Posto che è doveroso migliorare ogni strumento di dissuasione al tabacco, come a ogni prodotto che crea dipendenza - aggiunge Paradiso - basterebbe una proposta di legge, il cui testo potrebbe ridursi anche a una sola riga: il gettito fiscale ottenuto dalle vendite di sigarette viene impiegato nel settore sanitario». Già sarebbe qualcosa.

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