Coronavirus

Dall'Europa all'Italia: la guerra dei tamponi

Parigi e Berlino non si schierano. Allo studio una stretta sugli ingressi. C'è aria di ultima volta. Ma gli alleati tifano contro un trasloco di Draghi.

Quel silenzio dei big e la tentazione di imitare l'Italia. E l'effetto Omicron "pesa" sul Colle

Bruxelles . A Bruxelles va in scena l'ultimo Consiglio europeo dell'anno, in un clima per certi versi simile a quello che si respirava solo 24 ore prima a Roma. Quando Mario Draghi si è presentato davanti a Camera e Senato, infatti, in molti lo hanno ascoltato pensando all'eventualità che potesse essere il suo ultimo intervento in Parlamento. E lo stesso dubbio lo hanno avuto alcuni dei leader presenti al Consiglio Ue, preoccupati dalla possibilità che un cambio della guardia a Palazzo Chigi possa provocare instabilità in un momento così delicato. Anche nel governo tedesco guidato da Olaf Scholz non nascondono i timori. Tanto che la neo ministra dell'Ambiente, Steffi Lemke, in privato ha auspicato che Draghi possa «restare al suo posto il più a lungo possibile».

D'altra parte, che l'ex numero uno della Bce abbia la legittima ambizione di traslocare al Quirinale a fine gennaio non è ormai un mistero per nessuno. Tanto che ieri persino The Economist ha trattato l'argomento. Il settimanale britannico ha eletto l'Italia «Paese dell'anno», riconoscendo buona parte del merito proprio a Draghi. Il cui passaggio al Colle, scrive The Economist, sarebbe però rischioso visto che l'ex banchiere potrebbe «essere sostituito da un primo ministro meno competente». E, forse, non solo per questa ragione.

La lunghissima giornata al Consiglio Ue, infatti, è solo l'ultima conferma di quanto grande sia la preoccupazione dei leader europei per la nuova ondata di contagi dovuti alla variante Omicron. L'Inghilterra, per dire, è quasi in ginocchio. Ma anche in Italia le cose non vanno bene visto che ieri si è arrivati a 26mila casi (non accadeva dal 13 marzo). Anche per questo Draghi ha deciso di tirare dritto con le restrizioni, a partire dalla decisione unilaterale di imporre tamponi anche ai vaccinati che viaggiano verso l'Italia da Paesi dell'Ue. «Sono decedute 135mila persone e il crollo del Pil è stato pari al 9%», ha fatto presente Draghi per stoppare i pochissimi che ieri ancora manifestavano qualche dubbio sulla mancanza di coordinamento. In verità, però, il pragmatismo del premier sembra stia avendo la meglio anche tra i partner europei. Il fatto che Francia e Germania non si siano pronunciate, per dire, non è un dettaglio. Non una parola da Emmanuel Macron e Scholz. E il loro silenzio lascia pensare che sia Parigi che Berlino stiano valutando una stretta simile a quella italiana. Grecia e Irlanda, invece, hanno già seguito il nostro esempio. D'altra parte, il timore che la variante Omicron ci possa riportare in una situazione critica è diffuso. Tanto che all'Europa building attendono con ansia i dati delle prossime due settimane in arrivo dall'Inghilterra, così da capire il reale impatto del virus sulle terapie intensive.

Omicron, dunque, rischia di cambiare l'orizzonte. E condizionare seriamente anche lo scenario politico italiano. È evidente, infatti, che in questa situazione la via che porta Draghi al Quirinale si fa più stretta. Anche perché il voto per il Colle sarà verso il 24 gennaio, quando la curva dei contagi sarà quasi certamente salita ancora. Così come l'emergenza, magari con regioni in rosso. In questa situazione sanitaria, con l'economia che rischia di tornare in affanno e con i prezzi delle materie prime alle stelle, diventerebbe più complicato per l'ex numero uno Bce giocarsi la partita del Quirinale. Soprattutto se, come è probabile, continueranno gli appelli alla stabilità dell'Italia da parte delle cancellerie europee.

Non a caso, proprio negli ultimi giorni i diversi leader di partito che stanno da mesi ragionando sullo scenario del Colle hanno iniziato a manifestare qualche perplessità sull'opportunità di un trasloco di Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale.

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