Non c'è nessun caso Lombardia. Il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri chiude la polemica sulla gestione dell'emergenza da parte della regione più colpita dal contagio. Lo fa parlando alla trasmissione «Agenda» su Sky Tg24: «Non c'è un problema Lombardia - dice Sileri -, c'è un problema di possibili focolai che possono essere ovunque in Italia. Laddove si presenteranno dei focolai con il rischio che possano non essere sotto controllo andranno prese delle misure di contenimento. Questo può avvenire ovunque, anzi in Lombardia vedo dei numeri che calano come quelli delle terapie intensive».
E i dati di ieri sembrano dare ragione a Sileri, visto che il bollettino di ieri segnala che in Lombardia i nuovi contagi scendono da 142 a 125, con la provincia di Milano in testa (43, dei quali 23 nel capoluogo) e dietro Varese (19), Brescia (19) e Pavia (12). Va detto che nella regione si conta il maggior numero di casi rispetto al totale nazionale che è di 197 (il 63,45 per cento), ma che comunque la situazione sembra essere sotto controllo. Nelle dodici province lombarde ci sono attualmente soltanto 107 pazienti in terapia intensiva su un totale nazionale di 287, 2.801 ricoverati con sintomi (su un totale di 4.864) e 16.512 asintomatici in isolamento domiciliare fiduciario su un totale nazionale di 30.111. Attualmente la Lombardia conta 19.420 positivi su 35.262 nazionali (il 55,07 per cento), ed è seguita in questa classifica dal Piemonte (3.962), dal Lazio (2.690), dall'Emilia-Romagna (2.328), dalle Marche (1.159) e dal Veneto (1.085). Tutte le altre regioni sono sotto quota mille. Ieri sei regioni (Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Calabria, Molise e Basilicata) non hanno fatto registrare nemmeno un caso e altre sette regioni meno di dieci.
Interessante come ogni giorno il raffronto dei dati con il numero di tamponi refertati, che ieri sono stati 49.478 a livello nazionale, dei quali 27.894 su nuovi casi. L'indice di contagio, ovvero il rapporto tra casi e tamponi, ieri è stato dello 0,40 per cento, mentre se si tiene conto dei casi nuovi il tasso sale allo 0,71. In Lombardia, dove i tamponi effettuati sono stati 8.005 (su 5.276 nuovi casi), l'indice è dell'1,56 per cento (il 2,37 dei nuovi tamponi). Nel resto dell'Italia esclusa la Lombardia i 72 casi su 41.473 tamponi portano a un indice dello 0,17 per cento, nove volte inferiore rispetto al dato lombardo. Finora sono stati effettuati in Italia 4.236.535 tamponi su 2.627.188 casi, e l'indice generale di contagio è del 5,55 per cento. Quello «storico» della Lombardia, con 90.195 casi totali e 821.977 tamponi porta a un indice di contagio del 10,97 per cento. Rispetto a ieri i deceduti sono 53 e portano il totale a 33.899. Anche in questo caso il maggior numero arriva dalla Lombardia con 21 decessi contabilizzati ieri e 16.270 dall'inizio dell'emergenza.
Il numero complessivo dei dimessi e guariti è salito invece a 165.837, con un incremento di 759 persone rispetto a ieri. In pratica dei 199.736 «casi chiusi» in tutta Italia, il 16,97 per cento si è concluso con il decesso del paziente e l'83,03 con la guarigione.
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