Siluri contro corpi speciali. È una vera e propria bordata quella che l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi riserva al suo successore Matteo Renzi sull'eventualità di un intervento militare in Libia, mascherato o meno che sia da operazione di intelligence.
Parlando al Tg3 il Professore ha spiegato che nel Paese nordafricano "ci sono due strutture unitarie che tengono ancora insieme il Paese: la Banca centrale e la compagnia petrolifera, che distribuiscono gli introiti del petrolio."
"Nessuno - prosegue Prodi - vuole una divisione che romperebbe questa fonte di risorse che ancora li tiene insieme". Un'ulteriore balcanizzazione del territorio libico insomma "porterebbe al peggio, può darsi finisca così, ma questi tre paesi chiederebbero protezione a qualche potenza straniera o sarebbero oggetto di appetiti dei paesi vicini."
Il giudizio insomma è lapidario: la guerra in Libia è "l'ultima cosa da fare".
Prodi, economista di formazione, è stato presidente del Consiglio tra il 1996 e il 1998 e quindi dal 2006 al 2008; ha presieduto la Commissione europea dal 1999 al 2004. Inoltre dal 2008 al 2013 ha ricoperto ruoli di vertice nelle missioni delle Nazioni Unite in Africa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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