Sindaci da legare: "Non applicheremo il decreto Salvini" Il ministro: "È legge"

Da Palermo a Firenze è rivolta per la stretta sugli immigrati: «Dl disumano». Il titolare del Viminale: «Applaudite Mattarella ma lui ha firmato il testo, difende gli italiani»

Sindaci da legare: "Non applicheremo il decreto Salvini" Il ministro: "È legge"

Roma È sfida aperta tra i sindaci di sinistra, che insorgono contro il Decreto sicurezza e il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. È stato il primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, a scatenare ieri la polemica dopo aver inviato una nota al capo area dell'ufficio anagrafe con cui dispone di non applicare nella sua città quanto stabilito dal Decreto sicurezza per la parte in cui si vieta la possibilità di concedere la residenza a chi è in possesso di un permesso di soggiorno. A ruota si sono uniti alla protesta i colleghi di Napoli, Luigi de Magistris, Giuseppe Falcomatà di Reggio Calabria, Dario Nardella di Firenze, decisi a disobbedire a quanto stabilito dall'esecutivo. Ma al loro fianco si sono schierati anche i colleghi di altre città. «Il nostro - ha fatto sapere il sindaco palermitano - non è un atto di disobbedienza civile né di obiezione di coscienza, ma la semplice applicazione dei diritti costituzionali che sono garantiti a tutti coloro che vivono nel nostro Paese».

Il titolare del Viminale, però, non la pensa come loro e non ha atteso a controbattere con un tweet: «Con tutti i problemi che ci sono a Palermo, il sindaco sinistro pensa a fare disobbedienza sugli immigrati». Ma nel pomeriggio lo scontro si è acceso. «Siamo davanti a un provvedimento criminogeno - ha ribadito il sindaco di Palermo -. Ci sono migliaia, centinaia di migliaia di persone che oggi risiedono legalmente in Italia, pagano le tasse, versano contributi all'Inps e fra qualche settimana o mese saranno senza documenti e quindi illegali. Questo significa incentivare la criminalità, non combatterla o prevenirla». Per poi proseguire, visibilmente adirato: «Qui siamo di fronte a un problema non solo ideologico, ma giuridico, non si possono togliere diritti a cittadini che sono in regola con la legge, solo per spacciare per sicurezza un intervento che puzza molto di razziale». A fargli eco de Magistris: «Ho schierato la mia città dalla parte dei diritti. Noi applichiamo le leggi ordinarie solo se rispettano la Costituzione». Ma anche le dichiarazioni di Nardella non si sono fatte attendere: «Il fatto grave del decreto è che individua un problema ma non trova una soluzione».

Salvini, allora, ha rilanciato con una diretta Facebook di oltre venti minuti, in cui ha sparato a zero sottolineando, soprattutto, l'incoerenza dei sindaci di sinistra, che non applicando la norma, a questo punto, diventano a tutti gli effetti «fuorilegge». «Dicono che non applicheranno il Decreto sicurezza, approvato dal Parlamento, dal governo e firmato e promulgato dal presidente della Repubblica» al cui discorso di fine anno, però, hanno applaudito. E ancora: «Dicono che è un decreto disumano, criminogeno - spiega Salvini -. E poi poveri immigrati, dobbiamo dare loro l'iscrizione all'anagrafe, dobbiamo dare loro tutti i servizi. Lo ripeto per l'ennesima volta: il Decreto sicurezza e immigrazione difende i diritti degli italiani, prevede l'espulsione dei richiedenti asilo che commettono un reato, che spacciano, stuprano, scippano, molestano o aggrediscono e prevede - prosegue - che si iscrivano all'anagrafe comunale coloro che ne hanno diritto». E poi l'affondo: «Io penso che gli immigrati regolari in Italia di diritti ne abbiamo più che a sufficienza e anche più degli italiani stessi. Anche a Palermo o Napoli, i cui sindaci sono distratti o ignorano. Ma vi pare normale che vi sia l'assistenza totale e gratuita per qualsiasi immigrato clandestino?».

Lo scontro con Orlando e gli altri «disobbedienti», d'altro canto era prevedibile. I sindaci non hanno voce in capitolo sul Decreto e stanno cercando un'escamotage che consenta loro di aggirare la legge.

Ma il vicepremier tiene duro: «Prima - ha proseguito - dobbiamo pensare ai milioni di italiani poveri e disoccupati difendendoli dai troppi reati commessi da immigrati clandestini, poi salveremo anche il resto del mondo». E al sindaco di Palermo: «Vuoi disobbedire? Disobbedisci, non vi mando l'esercito». Nonostante la levata di scudi di Orlando che, dopo le dichiarazioni di Salvini, resta «furioso».

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