Cronache

Il sindaco Pd vuole espellere i migranti accattoni

Troppi questuanti molesti. Gli stranieri segnalati rischiano di essere rispediti in patria

Il sindaco Pd  vuole espellere i migranti accattoni

I profughi chiedono l'elemosina? Il sindaco Pd li rispedisce in patria. Chissà come la prenderanno i suoi compagni di partito. Quelli che come Roberto Giachetti, candidato a Roma, propongono che i migranti vengano ospitati in casa dalle famiglie.

Nicola Sanna, da figlio di pastore quale si vanta d'essere, da primo cittadino di Sassari ha messo da parte l'antica militanza al fianco di Gianni Cuperlo per rottamare i luoghi comuni renziani e, soprattutto, il buonismo d'antan. Lo ha fatto con un'ordinanza: tanti richiami di legge, poche righe di motivazione. Per dire che nella sua città l'accattonaggio molesto è vietato. Per chiunque ne sia autore, indipendentemente da razza e nazionalità. Compresi dunque i giovani immigrati che, trasferiti a Sassari dopo lo sbarco sulle coste siciliane, passano gran parte delle loro giornate appostati davanti a chiese, semafori, ospedali e supermercati per racimolare qualche spicciolo non sempre con il dovuto garbo ed anzi, a giudicare dal provvedimento del sindaco sassarese, con fastidiosa insistenza.

Che il suo ordine sia diretto proprio a loro Sanna non lo scrive, ma nelle prescrizioni imposte semina indizi evidenti. Uno su tutti: i dati delle persone dedite all'accattonaggio molesto, una volta raccolti dalle forze dell'ordine, «saranno messi a disposizione dell'autorità di Pubblica Sicurezza per le necessarie valutazioni in ordine alla sussistenza, o al venir meno, dei requisiti necessari alla permanenza delle persone identificate nel territorio dello Stato». Inequivocabile. E immodificabile: di fronte alle perplessità subito espresse dall'ala sinistra della coalizione che lo sostiene, Sanna non s'è scomposto. «Non si può far finta di niente davanti alle tante segnalazioni che descrivono un accattonaggio con modi e toni minacciosi, spesso a danno di persone vulnerabili, in particolare anziani, minori e disabili», ha risposto.

Via, allora, al giro di vite. Come del resto già avvenuto in silenzio, nel recente passato, in altri Comuni a guida democratica. A Treviso la giunta presieduta da Giovanni Manildo non s'era fatta specie, una volta insediata, di suggerire di bloccare i mendicanti in stazione e rispedirli indietro, prima che scendessero dai treni per raggiungere le strade del centro. A Trento, nel 2013, il Municipio mandò i vigili a sequestrare le elemosina. Così anche a Bressanone. Forse pure per questo, qualche mese più tardi, nessuno si scandalizzò quando a Padova l'amministrazione comunale - all'epoca ancora targata Pd - decise di chiudere i fontanini pubblici per impedire la sosta prolungata di famiglie rom sui viali del cimitero di Granze di Camin. Insomma, si fa ma non si dice.

Il solito vizietto del progressismo all'italiana.

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