Leggenda vuole che Domenico (per tutti «Mimmo») Lucano abbia pianto una sola volta: quando dalla Rai gli comunicarono che c'era un progetto per fare uno «sceneggiato televisivo» su di lui e sulla sua Riace.
Era dai tempi de «La cittadella» di Anton Giulio Majano che non si usava più il termine «sceneggiato televisivo», eppure il funzionario Rai disse esattamente così : proprio come se il tempo si fosse fermato a quel lontano 1964 (anno in cui, con grande successo, andò in onda «La cittadella» tratta dall'omonimo romanzo di Cronin).
Mimmo, sulle prime, pensò a uno scherzo. E, quasi per sincerarsi della veridicità della telefonata, chiese: «Chi sarà l'attore che interpreterà la mia parte?»; «Beppe Fiorello», rispose il capostruttura. Fu allora che - narrano i riacesi - una lacrima rigò la guancia di Lucano». Il quale, di solito, è sempre sorridente. Mimmo, infatti, è un ottimista di natura. Del resto, come si fa a non essere di buon umore quando lo Stato ti ricopre di sovvenzioni e finanziamenti per il successo riscosso dal «modello Riace».
Modello che non si sa bene cosa voglia dire, ma che i sostenitori di Mimmo considerano «un esempio virtuoso di integrazione migratoria» e che invece i suoi denigratori bollano come uno «sperpero di soldi pubblici con la scusa dei profughi».
La verità, probabilmente, sta nel mezzo e Lucano - definito filosoficamente «homo politicus nell'accezione platonica» - su questa dicotomia ci ha sempre marciato alla grande. Ieri il profilo Wikipedia del sindaco di Riace è stato aggiornato in tempo reale: « Il 2 ottobre 2018 viene messo agli arresti domiciliari con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ed illeciti nell'affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. In particolare secondo il prefetto la gestione dei fondi è stata superficiale ma non è sopravvenuto alcun illecito da essa. Rimangono le accuse di aver collaborato per organizzare un matrimonio combinato per far ottenere a una donna nigeriana il permesso di rimanere a Riace e di aver forzato la procedura per assegnare la gestione rifiuti a due cooperative».
Sintesi esemplare che dimostra come nei confronti di Lucano non ci siano accuse di truffe o corruzione a fini di arricchimento personale: circostanza che non alleggerisce il quadro giudiziario, ma è utile a per disegnare la giusta cornice.
Fedina penale a parte, Lucano è una specie di Pepe Mujica in salsa calabrese, amante della vita povera con auto a rate, 'nduja invece dell'asado e lista civica «L'Altra Riace» al posto del Movimento Popolare Uruguaiano. Nel palmares (altro che tupamaros) di Lucano tre riconoscimenti prestigiosissimi che farebbero schiattare d'invidia qualsiasi suo collega sindaco: nel 2010 arriva terzo nella competizione mondiale dei sindaci, il World Mayor, «grazie ai progetti di accoglienza del comune sviluppati negli ultimi 10 anni »; nel 2016 viene inserito tra i 50 più importanti leader del mondo (al 40º posto) dalla rivista Fortune ; nel 2017 riceve il premio «Pace Dresda 2017» e il Los Angeles Times dedicherà a lui e a Riace una pagina intera.
Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, definisce Lucano «uno zero»; Mimmo risponde con un pistolotto da record del buonismo: «È vero che appartengo alla classe degli ultimi, praticamente zero.
In tutti questi anni abbiamo unito le nostre debolezze con tanti altri disperati di ogni parte del mondo. Abbiamo condiviso un sogno di una nuova umanità libera dalle mafie, dal razzismo, dal fascismo e da tutte le ingiustizie» .Roberto Saviano si è commosso.
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