
I leader della sinistra (tranne Schlein e Bonelli) snobbano l'audizione urgente in Parlamento del ministro degli Esteri Antonio Tajani sull'escalation militare tra Israele e Iran. Conte, Renzi e Fratoianni, dopo aver incalzato il governo, paventando il rischio del terzo conflitto mondiale, optano per un week end lontano dai «caldi» palazzi romani. Però, la sinistra radicale (da Potere al Popolo ai pro-Pal) si schiera con l'Iran, organizzando manifestazioni in sostegno del regime degli yatollah: appuntamento per sabato 21 a Roma in piazza Vittorio. Al fianco dell'Iran anche l'ex grillino Alessandro Di Battista. A Roma, invece, su un carro del Pride sono state appese quattro sagome a testa in giù, raffiguranti Donald Trump, J.K. Rowling, Bejamin Netanyahu ed Elon Musk. Mentre il segretario di +Europa, Riccardo Magi, arriva ad insultare la premier con un cartello in cui definisce Meloni «amica dei dicktators», giocando con la lingua inglese e facendo riferimento al membro maschile. La Lega insorge: «Disgustoso». Tra il M5s posizioni dure contro Israele (senza alcuna condanna contro il regime iraniano) vengono mosse dal senatore Ettore Licheri e dall'europarlamentare Gaetano Pedullà.
Tornando all'informativa urgente, i numeri delle presenze nelle commissioni (Difesa ed Esteri) di Camera e Senato inchiodano le opposizioni. La maggioranza presente compatta, con tre ministri (Tajani, Zangrillo e Casellati) e 62 parlamentari. Il M5s era in modalità mare. Il capo dei Cinque stelle Giuseppe Conte diserta l'audizione, mandando una delegazione di appena tre deputati, guidata dal capogruppo Francesco Silvestri. Stesso discorso per il numero uno di Avs Nicola Fratoianni, che venerdì lanciava accuse contro Tajani e il governo Meloni di complicità e immobilismo sul conflitto in Medio Oriente e ieri alla prova dei fatti è sparito. Assente anche il capogruppo al Senato Francesco Boccia tra i più agguerriti contro Tajani. «Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha risposto prontamente alla richiesta dell'opposizione. Abbiamo potuto apprezzare gli interventi della segretaria del Partito democratico Elly Schlein e addirittura del leader dei Verdi Angelo Bonelli, mentre spiace che molti di coloro che hanno chiesto ossessivamente al governo di spiegare e riferire come, per esempio, Giuseppe Conte e Matteo Renzi, non si siano presentati all'appuntamento», attacca il capogruppo Fi Paolo Barelli. Non c'è solo il tema della «fuga al mare» dei big della sinistra ma soprattutto la linea che resta ambigua rispetto al regime di Teheran. Nelle dichiarazioni non c'è mai una posizione chiara contro il regime iraniano. Inizia la segretaria del Pd: «Non ci è chiarissimo cosa pensi il governo di quello che è accaduto. O si pensa che bisogna fermare l'escalation, e allora bisogna dire a Netanyahu di fermarsi e all'Iran di frenare le sue reazioni», spiega Schlein durante il suo intervento. Continua il leader dei Verdi Angelo Bonelli: «Posizione del governo disorientante e preoccupante, è la presa d'atto notarile e subordinazione alle azioni di Netanyahu». E poi lo stesso Conte (assente) che non dice una parola di condanna contro yatollah ma attacca Tajani e Netanyahu: «Tajani diceva che Israele non avrebbe attaccato l'Iran. Poche ore dopo Israele attacca l'Iran. Meloni-Tajani coprono e giustificano l'attacco di Netanyahu che butta benzina sul fuoco in Medioriente e poi ci raccontano che sono a lavoro per una de-escalation».
Infine Vincenzo De Luca se la prende con Israele e non proferisce parole sull'Iran: «Israele, dotata di almeno cento bombe termonucleari da almeno venti anni, ha una dotazione nucleare che può distruggere tutto il Medio Oriente e anche oltre, dà vita a un'iniziativa militare per proteggere la propria sicurezza, è qualcosa di sconvolgente».