La sinistra dà il benservito al Pd: alle Comunali saremo avversari

Respinti al mittente gli appelli partiti dal Nazareno, ora i democratici temono nelle grandi città un nuovo "caso Liguria". Per questo Renzi si tiene alla larga dal voto

La sinistra dà il benservito al Pd: alle Comunali saremo avversari

«Il Pd è il nostro avversario», annuncia il coordinatore di Sel Nicola Fratoianni. Respinti al mittente gli «appelli ipocriti» che arrivano dal Nazareno, la sinistra - con annessi fuoriusciti dal Pd - dichiara dunque apertamente il proprio obiettivo: meglio far vincere Berlusconi o Grillo che Renzi.Il proclama non arriva certo inaspettato a Palazzo Chigi, dove il premier aveva messo in conto la scelta: fin dai tempi delle Regionali, quando in Liguria Sergio Cofferati e compagni non esitarono a schierarsi contro il centrosinistra e infatti vinse il berlusconiano Giovanni Toti. Ora, riproponendo lo stesso schema, la sinistra si tira fuori, spesso presentando candidati alternativi destinati a clamorose sconfitte, ma pour cause: a Torino, a Bologna, a Roma. A Milano è divisa in molteplici spezzoni: chi sta con la candidata di Pisapia (Francesca Balzani), chi con Majorino e chi con nessuno. A Cagliari il sindaco uscente è di Sel e non si può rieleggerlo senza il sostegno del Pd, quindi l'alleanza si fa. A Napoli sostiene l'ineffabile De Magistris. Un mosaico di scelte che in molti casi mette a rischio le amministrazioni uscenti di centrosinistra.Il presidente del Consiglio (che del resto ha immaginato il premio di lista dell'Italicum proprio per evitare le coalizioni uliviste e «togliermi dalle scatole» una sinistra «con cui non si riesce né a governare né a fare riforme», come ebbe a spiegare all'epoca) si guarda bene dal blandire direttamente la sinistra renitente: se lo fa fare ai suoi è solo perché sia ben chiaro che la responsabilità della scelta, e la colpa delle eventuali sconfitte, è tutta dall'altra parte. «Le corse in solitaria sono inspiegabili e velleitarie. Chi rompe per ragioni legate a motivi nazionali sbaglia, ed è irresponsabile», dice il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini. La sottolineatura serve anche a tappare la bocca a quanti, nella minoranza interna del Pd, strillano contro il fantomatico «partito della nazione» che Renzi vorrebbe costruire e denunciano la volontà del premier di «rompere il centrosinistra per allearsi con Ncd», come denunciava poche settimane fa Roberto Speranza.La questione verrà inevitabilmente discussa nella Direzione Pd convocata a metà gennaio e dedicata al tema delle Amministrative, ma stavolta la minoranza avrà pochi appigli per protestare sulle mancate alleanze. Contesterà però comunque la linea del premier, secondo il quale la partita politica vera non si gioca alle elezioni di giugno (che «decidono i primi cittadini, non i primi ministri»), ma al referendum costituzionale d'autunno. Mette il dito nella piaga Fabrizio Cicchitto di Ncd: «La minoranza dem pur in presenza di una rottura a sinistra è contraria pregiudizialmente ad allearsi con noi, considerandoci evidentemente come degli impresentabili da utilizzare solo per evitare elezioni anticipate. È evidente che sta lavorando perché Renzi perda il massimo numero possibile di elezioni amministrative».Comprensibile quindi che Renzi abbia intenzione di tenersi più lontano possibile dalle Amministrative, delegando scelte e campagna elettorale alle singole realtà locali.

A Roma e a Napoli le scelte sono ancora tutte da definire: nella Capitale, dove dopo Marino le chance di vittoria del Pd sono al lumicino, resta in campo l'ipotesi Giachetti. Sotto il Vesuvio invece il Pd incassa un no dopo l'altro: la ricerca di un candidato da contrapporre alle primarie a Antonio Bassolino si sta rivelando più difficile del previsto.

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