«La legge elettorale? È un argomento che affronterà il Parlamento: speriamo che ci siano i numeri». Matteo Renzi continua a tenersi lontano da un tema ad alto rischio come il parto di nuove regole per votare, tornato in auge nel Palazzo con la presentazione - proprio da parte del Pd - del cosiddetto Rosatellum.
Ieri l'ex premier era a Trani, in Puglia, a presentare il suo libro, e ai cronisti che gli chiedevano pronostici sulla legge elettorale ha ricordato che l'argomento appassiona assai poco l'opinione pubblica, interessata a problemi più concreti: «Nessuno ha sollevato il problema, durante i tanti dibattiti che ho fatto». Poi il tiepido auspicio che «ci siano i numeri». D'altronde Renzi sa bene che, in un malmostoso Parlamento di fine legislatura, con tutti gli eletti uscenti in fibrillazione per il proprio futuro, l'approvazione di una legge elettorale è un terno al lotto. Dunque, evita di mettere la faccia su una assai possibile sconfitta.
Il Pd però ci vuol provare, «e sul serio», come assicura un ministro di primo piano, «perché questa legge trova la quadra tra interessi nostri e di Forza Italia e mette in difficoltà gli altri». Non a caso si è subito messo di traverso il presidente del Senato Pietro Grasso, la cui raccomandazione di fare una legge «che rispetti la Costituzione» riecheggia le grida di protesta dei grillini che - terrorizzati dalla competizione nei collegi - accusano il Rosatellum di anticostituzionalità. La singolare sintonia tra presidente del Senato e stato maggiore grillino irrita il Pd, e Matteo Orfini attacca Grasso: «Le sue dichiarazioni non sono rispettose del ruolo dei partiti».
Sul fronte anti-Rosatellum si colloca ovviamente Mdp, che con Bersani accusa: «A me pare un regalo alla destra, una promessa di inciucio» e chiede stravaganti «primarie di coalizione» tra Renzi e Pisapia, «ma con il Mattarellum, non con il Rosatellum che è un Verdinellum», per poi concludere che lui, però, vuole il Tedeschellum: «Lo voterei anche domani». La minoranza ex Pci del Pd sposa la proposta delle «primarie di coalizione», per «costruire un nuovo centrosinistra», dice Vannino Chiti. Il capogruppo Pd Rosato taglia corto: «Prima si faccia la legge elettorale: se Bersani vuole la coalizione, sarebbe bene che lavorasse per fare una legge che le consenta».
Resta da capire che succederebbe se, come molti temono, anche questo ultimo tentativo di dare al paese nuove regole elettorali affondasse nelle sabbie mobili. Le pasticciate sentenze della Corte costituzionale, che ha bocciato a metà sia il Porcellum che l'Italicum, rendono necessari - o almeno questo è quanto il Quirinale ha più volte ripetuto - alcuni aggiustamenti. Che, sostengono vari giuristi, potrebbero essere fatti per decreto, emanato dal governo. Ma per il decreto si riproporrebbe pari pari lo stesso problema che ha funestato ogni tentativo di fare una legge elettorale: la necessità di una maggioranza parlamentare che lo approvi. E con la legislatura agli sgoccioli e il voto segreto alla Camera, qualsiasi testo rischia il testa coda in aula.
Così si fa strada l'ipotesi di una soluzione minimal più indolore possibile, se si dovesse arrivare a fine legislatura senza uno straccio di riforma: una sorta di circolare del ministero degll'Interno che dia l'interpretazione autentica dei punti più oscuri del rabberciato Consultellum.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.