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La sinistra malata di macronismo

La sinistra malata di macronismo

Il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, è il nuovo idolo della stampa italiana e anche della sinistra (le due cose in gran parte coincidono). Il suo grande merito, secondo i commentatori, è aver richiamato a Parigi l'ambasciatore in Italia, come si fa quando sta per scoppiare una guerra. La diplomazia di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, serrati nell'utilitaria per andare a scattare una foto con il portavoce dei gilet gialli, nemico giurato di Macron, pare tratta da una commedia di Mario Monicelli, senza offesa per il grande regista. Però non giustifica l'esplosione di anti-italianità negli editoriali di quasi tutti i giornali. Macron infatti non è uno stinco di santo e almeno per ora neppure un grande statista. Vogliamo ricordare i traguardi tagliati dal presidente? Chiusura delle frontiere, trattato di Aquisgrana, sconfinamento in Italia della gendarmerie, avventurosa politica estera in Africa, ostacoli agli investitori stranieri in generale e italiani in particolare: sono tutte quante mosse discutibili, qualcuno dice molto nazionaliste e per niente europeiste. Di Maio utilizza Macron per fare campagna elettorale ma vale anche il discorso contrario. In questo, Macron è il Di Maio dei francesi e fa campagna elettorale prendendoci a schiaffi per far dimenticare le proteste dei gilet gialli e gli indici di gradimento ai minimi storici. Ieri Le Figaro, giornale conservatore e quindi molto attento agli interessi nazionali francesi, scriveva che è stato proprio Macron a cominciare il giochetto. I quotidiani italiani la pensano diversamente. Il Foglio titola: «Macron rompa le relazioni diplomatiche. Merde Alors! a questo Paese che in soli sei mesi si è rivelato un Paese di merda». Firmato: Giuliano Ferrara. La Stampa: «Una crisi costruita dal Movimento 5 stelle». Firmato: Stefano Stefanini che, nella foga di affossare il governo italiano, anticipa perfino di un anno la dichiarazione di guerra alla Francia (1939 invece di 1940). Anais Ginori de La Repubblica compiange Macron, povera stella, che non «immaginava quanto sarebbe stata veloce la salvinizzazione dell'Italia e quanto l'anti-francesismo potesse attecchire». Marzio Breda sul Corriere della sera invoca disperato l'intervento di Sergio Mattarella: «È stato via solo due giorni ed è successo di tutto». Il presidente della Repubblica chiederà al ministro degli Esteri Enzo Moavero di rassicurare Macron: i puzzoni siamo noi. Abbiamo cominciato con la commedia all'italiana e finiamo con la commedia all'italiana. Il sindaco Federico Borgna, centrosinistra, ha fatto sapere via Facebook: «Da oggi, sul balcone del Municipio di Cuneo, sventolano le bandiere dell'Italia, dell'Europa e della Francia». Ed è subito moda. Anche il rettore dell'università di Torino, Gianmaria Ajani, ha esposto la bandiera francese sulla facciata del Rettorato in via Po. Poteva mancare il Partito democratico? No. Infatti, nell'account Twitter, ha trovato opportuno aggiungere la bandiera francese accanto a quella italiana e a quella europea.

Risate e fine dello spettacolo, per ora.

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