La storia di Ignazio Marino viene liquidata dai democratici con lo stupore di essersi trovati un marziano a Roma. Anche dopo le accuse a Renzi del sindaco giubilato: «Accoltellato da 26 persone, con un solo mandante». Anche dopo una giornata folle culminata con il commissariamento di Roma da parte di Milano, visto che il commissario che gestirà il dopo Marino è il prefetto del capolouogo lombardo. Ecco, nonostante tutto il pre e il post, il Partito democratico si nasconde dietro al marziano. Che disdetta. Si tratta di una giustificazione risibile. Più che Marino, è l'attuale dirigenza del Pd che sembra spuntata da Marte.
Il chirurgo finisce al Campidoglio grazie alle cosiddette primarie in cui sbaraglia i suoi avversari democratici. Tutti contenti. Uno dei suoi avversari, tra l'altro, è diventato ministro degli Esteri. Marino, nei primi mesi del suo mandato, era considerato a sinistra come l'uomo di punta della riscossa romana. E anche dopo il clamore di Mafia Capitale, nata e prosperata più a sinistra che a destra, il Pd, senza alcuna vergogna, procede (siamo a luglio di quest'anno) al rimpasto della giunta capitolina, puntellando il sindaco di cui oggi così clamorosamente si vergogna. Marino veniva applaudito ed osannato alle Leopolde romane.
Gli attuali dirigenti del Pd oggi spiegano che Marino è inaffidabile, incapace di guidare Roma, deboluccio sulle note spese; esattamente ciò che l'opposizione sapeva e diceva ai tempi delle elezioni romane. Bastava andare a vedere la sua vicenda con i rimborsi dell'università americana, per sapere che Marino è di firma facile.
Oggi i democratici ci spiegano ciò che tutti noi ieri sapevamo. Un altro esempio clamoroso è quello dell'abolizione della tassazione sulla prima casa. La maggioranza Pd si affanna a spiegare le ragioni economiche e sociali per le quali la manovra è positiva. Sono talmente ingannati da se stessi che oggi insegnano alle opposizioni i motivi per i quali ieri loro stessi sbagliavano. In questo imbarazzante gioco delle parti, qualche frescone del centrodestra combatte la proposta di abolizione della tassa sulla prima casa con gli stessi argomenti che un tempo il centrosinistra usava contro Berlusconi e Tremonti: la mancanza di coperture. Roba da matti. Questo ribaltamento dei ruoli rende culturalmente più onesta la sinistra minoritaria del Pd che oggi si vergogna dei voltafaccia dei compagnucci di partito.
Ma non finisce qui. Oggi il Pd tratta alla Marino anche la questione dell'evasione fiscale. Fino a ieri alzare la soglia del possesso del contante era roba da bottegai berlusconiani, mentre oggi diventa uno stimolo ai consumi. Fino a ieri la polemica del centrodestra contro l'ex numero uno dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, rappresentava un indebolimento del presidio governativo contro la lotta all'evasione. Oggi l'irritazione governativa nei confronti di Rossella Orlandi, numero uno della medesima agenzia, è cosa buona e giusta, vista la sua pervicace volontà di influenzare le norme fiscali del governo.
Marino, fisco e contanti rappresentano errori commessi dalla sinistra.
Romani e contribuenti non possono che compiacersi del fatto che il Pd ci abbia ripensato. Ma almeno che non ci facciano lezioncine. Nulla è più insopportabile di chi si mette in cattedra per insegnare ciò che non ha mai capito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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