A dispetto degli studi non altissimi, il segretario Pd Nicola Zingaretti rimarca da tempo con orgoglio la sua conoscenza dell'inglese e dello spagnolo. Avere fatto (qualche capello fa) il capo della gioventù internazionale socialista, può avere un valore formativo superiore alle sue esperienze scolastiche da odontotecnico, oggetto di ironie e precisazioni sui social.
Il leader dei dem resta di suo un uomo di mondo, forgiato da tante esperienze di vita politica e personale, dai contatti con i Papi come presidente della Regione Lazio (prima alla Provincia di Roma) e con lo star system tramite il fratello Luca «Montalbano». Eppure la congiunzione astrale che lo segue da quando si occupa di guidare il Partito democratico lo ricaccia ogni giorno nel cortile più ridotto e provinciale della politica nostrana. Ancora ieri mattina -è il suo lavoro peraltro- si è lanciato in un appello a «non regalare le regioni alle destre». Slogan di grande afflato per il mondo della sinistra sebbene la traduzione pratica sia meno alata: cerchiamo di fare alleanze uniche con M5s nelle Marche e in Puglia.
Ancona, Bari, eccetera eccetera. Solo a gennaio Zingaretti, prima di essere messo ko per qualche giorno dal Covid, aveva esultato per la riconferma di Bonaccini in Emilia Romagna come per la vittoria nella Coppa del Mondo. Per lui non erano semplici elezioni regionali, ma un passaggio obbligato per non farsi cacciare da segretario, tenere in piedi il governo giallorosso nato da un ribaltone extra elettorale e soprattutto non consegnare lo storico feudo rosso alle truppe padane di Salvini. Risultato conseguito con grande determinazione ed espedienti da vecchi praticoni della politica, come la creazione in laboratorio delle Sardine, l'unico movimento rivoluzionario al mondo che sta con il governo centrale.
Per Zingaretti giocare con la politica estera è un lusso fuori portata, attento com'è ogni giorno ad alternare il cappello del segretario politico con quello del presidente di Regione cui sta più a cuore Frosinone di Bruxelles. Gli va anche riconosciuta una certa capacità di non rendersi ridicolo con quelle suggestioni esterofile della sinistra di salotto che blaterava di Kennedy, difendeva le incontinenze sessuali di Clinton, piangeva per Obama e leggeva con ammirazione la biografia della di lui moglie Michelle come esempio per tutte le donne del mondo.
A un mesetto dalle regionali che potrebbero liquidare un governo in caso di disfatta M5s-Pd, a sinistra sono ben attenti a non mollare la presa sul territorio. Invece di citare Martin Luther King o don Milani, fa più gioco riproporre in chiave nazionale antichi proverbi locali. L'ex ministro dem Andrea Orlando, concentratissimo sul voto in Liguria, pone al centro della politica gli «sciusciasorbisti», quei grillini che vogliono tutto senza dare nulla in cambio.
A Genova e dintorni sanno bene che «sciûsciâ e sciurbi' no se peu», soffiare e sorbire non si può. Se i destini elettorali della sinistra dipenderanno anche dal voto del 20-21 settembre, la convenienza elettorale consiglia di parlare dialetto e lasciare per il momento Kennedy ai pensionati di lusso come Veltroni.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.