"La sinistra si metta il cuore in pace non c'è nessuna crisi nella coalizione"

Il leader di Noi moderati, Maurizio Lupi: "Vinciamo la sfida solo uniti"

"La sinistra si metta il cuore in pace non c'è nessuna crisi nella coalizione"
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«Noi moderati, un nuovo inizio per un'Italia popolare ed europea». Con questo titolo si apre oggi (per concludersi domani) al Marriot hotel di Roma l'assemblea nazionale del partito guidato da Maurizio Lupi. Sono attesi anche gli interventi di Manfred Weber (Partito popolare europeo), di Antonio Tajani e della premier Giorgia Meloni.

Quest'assemblea cade a due anni dalla fondazione.

«Questa assemblea non è soltanto un bilancio di quanto fatto ma l'occasione per determinare la migliore strategia per rafforzare la proposta del centrodestra».

Festeggiate i due anni della fondazione.

«Da una parte si è consolidata la proposta politica di Noi moderati, dall'altra si parla di nuovo inizio perché negli ultimi mesi siamo divenuti ancor di più attrattivi. Sarà un nuovo inizio con una sfida ben precisa: riportare nel centrodestra tanti amici che non votano più o che si erano rifugiati nel Terzo polo. E non a caso questo nostro nuovo inizio lo faremo insieme al Centro popolare di Gelmini, Carfagna e Versace.

Un centrodestra che si allarga, insomma.

«L'idea è quella di arrivare alle politiche del '27 con una coalizione ancor più forte. Abbiamo, tra l'altro, appena siglato una alleanza con il Maie (il movimento degli italiani all'estero che conta due parlamentari, ndr)».

Eppure, a dar retta ai giornali di questi giorni, si parla di crisi della coalizione.

«Non c'è nessuna crisi. Si mettano il cuore in pace a sinistra, incapaci come sono di trovare una proposta unitaria alternativa al centrodestra».

Quindi tutto bene?

«Resta essenziale però stare attenti, perché nella nostra coalizione le differenze sono connaturate fin dalla nascita stessa della Casa delle libertà prima e del centrodestra poi voluti da Silvio Berlusconi. Sono da sempre una ricchezza. Dobbiamo far sì che non diventino mai un ostacolo».

Il braccio di ferro sulla Rai tra Lega e Forza Italia come lo definisce?

«Come ha detto la Meloni è un inciampo. Ci può stare. Su cose non determinanti, però. Perché non era certo in discussione la Rai come servizio pubblico ma soltanto un confronto sulla modalità di finanziarlo .Attenzione però Si vince o si perde tutti insieme. Gli elettori vogliono un centrodestra unito capace di governare e capace di cambiare l'Italia».

Quali sono le vostre battaglie e sono compatibili con il resto della coalizione?

«Le politiche per la natalità e la famiglia, per esempio. Siamo riusciti, con ovviamente l'appoggio degli alleati, a portare il congedo parentale di tre mesi all'80%. Prima era al 30%. Ma quale genitore poteva stare a casa un taglio dello stipendio così forte? Per anni la sinistra ha parlato di conciliazione lavoro-famiglia, eppure ci abbiamo pensato noi. Si parla, poi, poco della scuola. Può non far prendere voti ma è il primo pilastro su cui costruire il futuro del Paese. La nostra battaglia è dare più forza alla scuola che sia pubblica o paritaria. Penso in particolare a quei bambini con disabilità che se frequentano la scuola paritaria si devono pagare l'insegnate di sostegno)».

A proposito di istruzione, siete d'accordo con l'idea di Forza Italia di promuovere lo ius scholae?

«Siamo d'accordo. Però non ci sembra una priorità. Intanto vorremmo aumentare le detrazioni per le spese scolastiche di tutti».

Le foto della Meloni bruciate in piazza, le parole di fuoco di Landini.

«Vergognoso. Una deriva pericolosa. Però, come diceva De Gasperi, i moderati non sono degli imbelli o degli ammosciati. Il bene comune si costruisce con responsabilità, concretezza e serietà.

Se a sinistra e nei sindacati non lo capiscono la situazione può esplodere. Di cattivi maestri ne abbiamo avuti fin troppi. Noi diciamo di abbassare i toni. L'opposizione si fa nel merito e nei contenuti rispettando sempre l'avversario».

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