Milano «La sicurezza è di sinistra...» dice adesso il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Di sinistra perché, come spiega in un'intervista a Repubblica, «Non si può lasciare alla destra un tema così delicato». Tutto calcolato quindi. L'ex commissario di Expo fa due conti e, da manager «sveglio» qual è, capisce che dire sì ai militari nelle periferie e anche in viale Padova (perché è ovvio che li metterà anche lì) alla fine gli conviene. C'è il tornaconto. Farà salire le sue azioni nonostante i mugugni di molti tra quelli che l'hanno votato. Nonostante il fuoco amico che già aveva cercato di impallinarlo in campagna elettorale «colpevole» di essere l'ex city manager di Letizia Moratti. E allora deve far finta di frenare («Non sono così sciocco da pensare che i militari siano la soluzione per tutto») ma va avanti per la sua strada anche perché, come ben spiegava il sociologo polacco Zygmunt Bauman la «paura è un capitale» che può essere messo a rendita.
Ciò detto il discorso è sempre lo stesso. La sicurezza non è né di destra né di sinistra. La legalità non ha un colore politico. E' un diritto fondamentale dei cittadini, fa parte delle aspettative di ognuno, di ogni negoziante, ogni impresa commerciale, famiglia, studente, tassista. E' un tema fondamentale che chi amministra deve garantire perché ci sia convivenza. Servono regole per evitare che scoppino i conflitti anche di identità religiosa o etnica. Serve chi queste regole le faccia rispettare. E la differenza tra destra e sinistra è tutta qui. Ed è sempre la solita con qualcuno sempre pronto a salire in cattedra per dar lezioni. Così militari e camionette diventano un'ottima soluzione se a chiederli è un sindaco di sinistra ma quando a schierarli è la Moratti la città «sembra Beirut». Così, quando la Regione firma una legge che cerca di regolamentare i luoghi di culto, la normativa è fascista e leghista e rischia di riportare la Lombardia nell'epoca dei secoli bui. Senza appello. E così quando Palazzo Marino guidato dal centrodestra entra con le ruspe nelle favelas dei campi rom si parla di razzismo e deportazione. Salvo poi dimenticarsene quando gli stessi sgomberi li fa la giunta di Giuliano Pisapia.
Ma in questo campo la sinistra è imbattibile: via una vocale, via una consonante e cambia il senso delle cose, anche se poi resta lo stesso. Così se i clandestini diventano migranti il problema non esiste più e se le fa la sinistra si digeriscono anche le ronde. Sì, proprio quelle che anni fa erano state un cavallo di battaglia della Lega e del centrodestra e che i compagni in coro avevano sempre rifiutato come esempio estremo di beceraggine nordista. Sarebbe stato sufficiente non chiamarle così per renderle «potabili»? Probabilmente sì. E infatti qualche anno dopo l'allora assessore comunale alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino rispolverandole non le chiamò né ronde né pattuglie, ci mancherebbe. In strada a controllare scesero «operatori sociali e solidali», che sono due paroline magiche che rendono tutto più civile e democratico. Questo è. Così ora Sala scopre che la sicurezza è di sinistra e che i militari che pattugliano le vie più calde della città sono un buon deterrente contro bande e balordi. Di sinistra anche loro insomma. Sarebbe bello su un tema così sapere cosa avrebbe pensato un grande come Giorgio Gaber.
Anche se forse si può immaginare: «Cos'è di destra e cos'è di sinistra? Noi ce la prendiamo con la storia ma io dico che la colpa è solo nostra. E' evidente che la gente è poco seria quando parla di destra o di sinistra...»
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