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A sinistra silenzi e lacrime di coccodrillo

Sydney, condanne di rito. Antagonisti in piazza: "Premiate Albanese"

A sinistra silenzi e lacrime di coccodrillo
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Eccola, l'Intifada globale a cui inneggiavano le piazze. È una strage annunciata, quella di Sidney, preparata da due anni di odio e menzogne contro Israele e contro gli ebrei. Una strage islamista e antisionista, non solo anti-ebraica.

Ecco perché la sinistra tace, o balbetta nelle reazioni del giorno dopo. L'assemblea nazionale Pd si è aperta con un minuto di silenzio. Lo stesso silenzio che in questi anni è stato adottato come linea ufficiale, di fronte alle bugie, all'odio, alle contestazioni aggressive. "Sembra un vero e proprio attentato contro la comunità ebraica - ha detto bontà sua la segretaria Elly Schlein - Dobbiamo fermare questa spirale di odio e intolleranza".

Oggi è il giorno del "cordoglio" peloso. Lacrime di coccodrillo o parole che equivalgono al silenzio: la sinistra condanna il terrorismo, esprime "solidarietà verso le Comunità ebraiche, o "preoccupazione" per l'antisemitismo. Ipocrisia. Vuote formulette che il mondo ebraico non vuole più sentire. "Mi aspetto belle dichiarazioni di solidarietà, che non mancano mai quando ci sono ebrei morti - ha detto ieri alla Stampa il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni - ma quello che ci vuole è un esame delle responsabilità".

Ma un esame delle responsabilità la sinistra non può e non vuole farlo. Perché emergerebbero quelle reali, politiche: le centrali ideologiche che hanno messo in circolo le parole d'ordine dell'odio (il "genocidio" su tutte) i movimenti che le hanno rilanciate, i partiti che le hanno assecondate o tollerate senza muovere un dito.

I cortei, le piazze, le università, i talk tv. Una narrazione tossica ha ammorbato il discorso pubblico. Ieri i Carc hanno tenuto un presidio a Firenze, per "denunciare la decisione della sindaca di non assegnare la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese" (foto), per contestare "la mancata interruzione dei rapporti con Israele e con le aziende complici del sionismo" e chiedere al Comune "il ritiro dell'adesione alla definizione dell'Ihra che equipara l'antisionismo all'antisemitismo" e "la destituzione di Marco Carrai, console onorario d'Israele, dalla presidenza della Fondazione Meyer".

Questo il livello. Eppure, la sinistra "ufficiale" non ha preso le distanze da quest'area antagonista. A volte, l'ha coccolata. E ora pensa di cavarsela con una nota. L'Anpi, per esempio: "Dobbiamo non solo condannare con fermezza - scrive - ma anche contrastare tutti insieme, uniti, l'antisemitismo che ha raggiunto ieri un drammatico livello sanguinario". È la stessa Anpi che ha accostato la guerra di Gaza agli stermini nazisti, con tanto di marce a Marzabotto. Il Pd, per esempio. Schlein non ha proferito parola neanche quando la contestazione ha colpito un dem come Lele Fiano, che i Giovani Pd hanno chiesto di isolare nel partito (mentre organizzavano iniziative nel segno dell'odio anti-Israele). E il ddl contro l'antisemitismo di Delrio nel Pd è stato sconfessato. E Giuseppe Conte? Il 7 ottobre non ha trovato il tempo di pubblicare un post su Hamas. E poi ha chiesto agli ebrei italiani di prendere le distanze da Israele. "La comunità M5S si stringe al dolore dei familiari delle vittime e dei feriti in un abbraccio caloroso e solidale in questo momento di profondo cordoglio" dice oggi.

E un volto tv come Alessandro Di Battista, che di norma usa l'espressione "le bestie di Satana" riferendosi agli israeliani, spiega che l'attentato di Sidney è colpa di Netanyahu. Israele come male assoluto, insomma. La responsabilità del terrorismo, alla fine, viene addossata a chi lo subisce.

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