Politica

Siria, la Francia inizia la sua guerra

Primi bombardamenti contro l'Isis. Valls: «Colpiamo i santuari dove si forma chi ci attacca»

La Francia ha bombardato per la prima volta obiettivi dello Stato islamico in Siria, e ha annunciato che nelle prossime settimane colpirà ancora. Sei aerei, tra cui cinque Rafale, hanno portato a termine un raid contro un campo d'addestramento del Califfato nell'area della cittadina di Deir-ez-Zor, nell'Est del Paese. «Colpiamo i santuari dell'Isis - spiega il primo ministro francese, Manuel Valls - là dove si sono formati coloro che attaccano la Francia. Proseguiremo finché sarà necessario». Una posizione che non piace al premier italiano Matteo Renzi: «L'Italia è contraria a blitz e raid in Siria, occorre evitare una nuova Libia».

Ad annunciare l'operazione e i dettagli del bombardamento è stato il presidente francese François Hollande, da New York, dove si trova per partecipare all'Assemblea generale dell'Onu. Si tratta di una svolta significativa nel coinvolgimento internazionale in Siria e Irak. La Francia, assieme ad altri Paesi europei e arabi, fa parte da settembre 2014 di una coalizione internazionale a guida americana che conduce raid aerei contro le postazioni dello Stato islamico soprattutto in Irak, con l'avallo del governo di Baghdad. La Francia ha rifiutato fino a oggi interventi in Siria per timore che un indebolimento dell'Isis potesse rafforzare Bashar el Assad. Parigi e gran parte della comunità internazionale vogliono sconfiggere le milizie jihadiste e al contempo l'uscita di scena del rais siriano: questo complica qualsiasi intervento internazionale, vista soprattutto la mancanza di una strutturata e moderata opposizione da sostenere politicamente e militarmente.

Il ministro della Difesa francese, Jean-Yves le Drian, in un'intervista al Monde del 18 settembre, aveva anticipato l'azione armata, arrivata poco dopo il via libera del presidente a voli di ricognizione che nelle due ultime settimane hanno permesso all'intelligence di raccogliere informazioni sui campi di addestramento. L'operazione - aveva spiegato - seppur non richiesta da Damasco (la Francia ha sottolineato che non c'è contatto tra la sua aviazione e gli eserciti siriani e russo, da poco intervenuto in Siria) rientrerebbe nella legalità secondo l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite che permette azioni di legittima difesa. Hollande ieri ha giustificato l'operazione citando la «sicurezza nazionale». Le Drian al Monde aveva parlato di possibili bombardamenti «a centri di formazione di combattenti stranieri» che si preparano ad agire «in Europa, soprattutto Francia». Dopo la strage sventata a bordo di un treno Amsterdam-Parigi, ad agosto, l'Eliseo teme lo sconfinamento europeo del conflitto siriano. E fanno temere in queste ore anche i nuovi numeri pubblicati dal New York Times : sarebbero 30mila i combattenti stranieri partiti verso Siria e Irak dal 2011.

Non è un caso che l'annuncio arrivi proprio mentre Hollande è alle Nazioni Unite (tra l'altro secondo fonti militari citate dal Monde i bombardamenti sarebbero avvenuti già il 24 settembre). L'intervento della Russia a fianco del regime di Assad e in funzione anti-Is impone un riequilibrio della strategia internazionale. Gli Stati Uniti sembrano intenzionati a cercare un compromesso con Mosca, anche se da fronti diversi del conflitto, per trovare una transizione politica.

E il raro incontro di oggi tra Barack Obama e Vladimir Putin a New York avrà questo obiettivo.

Commenti