Slovacchia, fermati 7 italiani I legami 'ndrangheta-governo

In manette l'imprenditore Vadalà e due familiari. Gli affari sullo smaltimento rifiuti e le mazzette ai politici

Slovacchia, fermati 7 italiani I legami 'ndrangheta-governo

«Per comprendere quanto emerso dall'inchiesta sull'assassinio di quel giornalista ucciso in Slovacchia dovete ricordare che le 'ndrine calabresi, come pure la camorra e la mafia, sono state prontissime a intuire le opportunità offerte dalla globalizzazione. Le loro prime attività nei paesi dell'ex patto di Varsavia - spiega a il Giornale un funzionario di polizia reduce da oltre 15 anni di attività nell'Est Europa - iniziano, subito dopo la caduta del Muro, con il riciclaggio del denaro frutto del traffico di stupefacenti. Sfruttando i vuoti normativi trasferiscono valige piene di denaro e investono in immobili e terreni agricoli. Verso la fine degli anni '90 si raffinano ed entrano nel settore dello smaltimento dei rifiuti e nel settore economico finanziario». Da lì inizia il salto verso quel terzo livello in cui probabilmente è maturato l'assassinio del 27enne giornalista Jan Kuciak e della sua fidanzata uccisi con alcuni colpi di pistola alla testa e ritrovati, domenica scorsa, nella casa di lui alla periferia di Bratislava. «Quel giornalista - continua il funzionario - indagava sui possibili rapporti tra ndrangheta e politica. Il terzo livello è proprio quello. Lo smaltimento di rifiuti ha consentito alle organizzazioni criminali di accedere ai fondi europei e di allacciare rapporti con un potere politico alla ricerca di grandi capitali per finanziare le campagne elettorali».

Lo schema descritto da questo veterano delle indagini sulle mafie italiane all'Est combacia perfettamente con quello emerso a Bratislava dove nelle ultime 48 ore sono stati arrestati almeno sette italiani. La retata indirizzata verso ambienti legati alle famiglie della ndrangheta scatta mercoledì con l'arresto dell'imprenditore 42enne Antonio Vadalà, originario di Melito Porto Salvo, di suo fratello Bruno e del cugino Pietro Catroppa. Arresti seguiti ieri dal fermo, comunicato dal capo della polizia di Bratislava Tibor Gaspar, di altre 4 persone identificate come Sebastiano V., Diego R., Antonio R. e Pietro C. Dietro questi arresti monta però anche la bufera politico giudiziaria che sta investendo l'entourage politico del premier Robert Fico.

L'arresto di Vadalà (condannato in Italia a un anno e sei mesi per aver favorito 17 anni fa la latitanza di un boss della 'ndrangheta) e dei suoi presunti complici viene infatti accompagnato da alcune dimissioni eccellenti. La prima ad andarsene è la bellissima e inquietante Maria Troskova, un'ex modella finalista di Miss Mondo 2007 trasformatasi nell'ultimo decennio in consigliera del primo ministro e in presunta socia occulta di Antonio Vadalà. Un'ascesa iniziata nel 2011, quando, come riportava il quotidiano slovacco Spektator Sme, la bella Maria Troskova entra in un'azienda del fotovoltaico controllata proprio da Vadalà. La Troskova abbandona l'attività nel 2012 e Vadalà la lascia nel 2015 quando il controllo dell'azienda passa nelle mani di quel Pietro Catroppa arrestato assieme a lui giovedì. Con Catroppa entra in società Viliam Jasan, un ex-parlamentare assai vicino al premier Fico, costretto nei giorni scorsi ad abbandonare il suo posto nel Consiglio per la sicurezza dello Stato. Jasan tra l'altro è anche considerato il garante e l'artefice della conversione dell'ex modella transitata come se nulla fosse dalle passerelle alla politica.

E Jasan e la Troskova verrebbero indicati nell'inchiesta giornalistica di Kuciak come i possibili tramiti tra gli uomini delle 'ndrine insediatisi in Slovacchia e quei vertici politici chiamati a garantir loro il trasferimento di fette consistenti dei circa 15 miliardi di fondi europei assegnati alla Slovacchia per il periodo 2014-'20.

Da quei fondi arriverebbero anche gli otto milioni e 300mila euro destinati allo sviluppo di centrali di energia a biomasse transitati sui conti di Diego Roda, un personaggio di spicco della ndrangheta di Condufuri coinvolto, prima d'iniziare una nuova vita a Bratislava, in importanti inchieste sul narcotraffico. Una scoperta che potrebbe esser costata la vita al giovane e coraggioso reporter Jan Kuciak e alla sua fidanzata.

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