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"Per lo smog io fui indagato ma facevo più di chi c'è ora"

L'ex presidente della Lombardia: «Mi accusarono di getto pericoloso di cose in luogo pubblico, ridicolo»

"Per lo smog io fui indagato ma facevo più di chi c'è ora"

Milano Sei anni fa l'allora presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, fu indagato per smog. Gli arrivò un avviso di garanzia e come a lui arrivò anche al sindaco di Milano Letizia Moratti e all'allora presidente della Provincia di Milano Guido Podestà.

Senatore Formigoni, lei fu accusato di non essere riuscito ad abbassare l'inquinamento in Lombardia?
«Nello specifico, fui accusato di un reato curioso. In base all'articolo 674 del codice penale, mi venne contestato il getto pericoloso di cose in luogo pubblico. Le «cose» in quel caso erano le particelle di polveri sottili».

L'indagine però finì in un nulla di fatto.
«Ovviamente fummo assolti tutti. Le cose cambiano: per noi amministratori di centrodestra venne aperta un'indagine. Ora che contro lo smog si fa meno, non succede un bel niente».

Che idea si è fatto delle politiche anti smog messe in atto oggi?
«Solo io so quanto è difficile la battaglia contro lo smog, quindi non intendo crocifiggere nessuno. Però io avevo capito che era necessario mettere in campo mille e più provvedimenti. Dico solo che oggi è come se avessimo perso dieci anni, gli esperti dicono le cose di 15 anni fa».

A cosa si riferisce?
«Innanzitutto bisognerebbe proseguire il dialogo con l'Unione europea per collaborare e avere più fondi. E così si potrebbe riprendere una politica seria di incentivi per sostituire le vecchie auto. Io avevo anche chiesto di mettere fuori circolazione i diesel».

Ma il governo non lo permise. E i diesel non furono mai messi fuori legge.
«Pensare che se lo avesse fatto, a quest'ora ci sarebbero migliaia di auto inquinanti in meno. Rido leggendo articoli in cui si scopre che i diesel inquinano più di altri. Lo si scopre solo ora?».

I blocchi del traffico servono ancora?
«Un po' di senso ce l'hanno. In quelle sei ore senza traffico vengono sicuramente immesse nell'aria meno polveri, anche se è un ago in un pagliaio. Noi facevamo blocchi dalle 8 alle 20. Al di là dei provvedimenti d'emergenza però, servono politiche di prevenzione tutto l'anno».

E oggi lei cosa farebbe?
«Farei più controlli sulle caldaie, continuerei a finanziare la ricerca sulle polveri sottili e a incentivare i mezzi pubblici».

Che errori si commettono oggi?
«A Roma è un'assurdità continuare con le targhe alterne. Abbiamo visto sulla nostra pelle che non portano a vantaggi sulla qualità dell'aria. A Milano, Pisapia non dovrebbe bloccare anche le auto a metano o gpl. È un controsenso».

Lei firmò la legge per il rinnovo delle caldaie.
«Quella legge vige ancora. Ma se nessuno fa i controlli sugli impianti vecchi, perde di senso. Eppure le caldaie sono responsabili del 50% delle emissioni».

L'ordinanza antismog di Milano prevede 19 gradi in casa e riscaldamenti accesi non più di 12 ore.
«È giusto. Io in casa sto con due maglioni.

È quello che volli dimostrare anni fa mettendo i termometri negli uffici regionali e presentandomi in conferenza col maglioncino».

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