"Una soglia oltre il 10% sarebbe devastante. Incertezza e ritorsioni bloccano l'export"

Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini: "Agroalimentare strategico"

"Una soglia oltre il 10% sarebbe devastante. Incertezza e ritorsioni bloccano l'export"
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"I dazi al 10 erano ancora gestibili. Una soglia più alta rischierebbe di compromettere la competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali". Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, a margine del Forum in Masseria, commenta le indiscrezioni sulla trattativa tra Washington e Bruxelles.

Presidente Prandini, vi preoccupa l'ipotesi di dazi al 17 per cento sull'agroalimentare?

"Sì, sarebbe devastante per il comparto. Abbiamo ragionato finora su una ipotesi del 20 da cui partire per chiudere al 10. Avere dazi al 17 per cento significherebbe interrompere la crescita registrata nei primi tre mesi del 2025, cancellare il traguardo dei 9 miliardi di esportazioni verso gli Usa e penalizzare i cittadini statunitensi che perderebbero capacità di acquisto su determinati prodotti".

Raggiungere un accordo è comunque necessario?

"Servono certezze e stabilità. La situazione attuale pone gli importatori in una situazione di blocco rispetto all'acquisto dei nostri prodotti. Bisogna stare attenti a mantenere la calma e non cadere nelle provocazioni perché se iniziamo a minacciare ritorsioni facciamo solo il gioco di Trump".

Quali aspetti della trattativa sono per voi inaccettabili e cosa potrebbe mettere sul tavolo l'Europa?

"Ci sono filiere su cui non siamo autosufficienti rispetto alle quali potremmo promuovere maggiori acquisizioni dagli Stati Uniti. Penso alla soia nel nostro settore, oppure agli acquisti di gas liquido - se disponibile a prezzi competitivi - oppure all'industria della difesa. Se invece gli Stati Uniti puntano ad ammorbidire i sistemi di controllo a cui sono oggi sottoposti i prodotti agroalimentari statunitensi o ammorbidire o cancellare il tema delle denominazioni di origine dei nostri prodotti, lasciando spazio all'invasione di alimenti che richiamano le nostre eccellenze, non lo possiamo accettare. Difendere l'autenticità di prodotti che sono figli dei nostri territori, della nostra storia e della nostra cultura è fondamentale".

Cosa deve fare l'Europa e il governo per aiutare le nostre esportazioni?

"Bisogna implementare le risorse e il sostegno all'internazionalizzazione dei prodotti, investire per non perdere quote di mercato, dare sostegno a Ice, Simest e Sace. L'agroalimentare è un comparto strategico per l'Italia, vale 707 miliardi, con 4 milioni di occupati ed esportazioni per 69,1 miliardi. È interesse nazionale difendere un comparto che è il vero traino della nostra economia.

La crescita delle nostre Pmi sui mercati ci ha fatto crescere velocemente e ha compensato il minor consumo interno legato al fattore demografico. Ora è necessario muoversi sui mercati esteri facendo squadra, presentandoci in modo aggregato come ha fatto il consorzio del parmigiano reggiano".

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