Sarà vero che lavorare stanca, come si intitolava una raccolta di poesie di Cesare Pavese, ma anche le ferie mica scherzano. In questo mi sento un privilegiato e al contempo uno sfigato: facendo lo scrittore, sono sempre al lavoro e sempre in vacanza, sempre felice e sempre stressato. Ma almeno non devo andare in ferie. Tuttavia la maggior parte delle persone lavorano e vanno in ferie diciamo un mese all'anno (con qualche eccezione, tipo gli insegnanti, che però si lamentano sempre di lavorare troppo), e un mese finisce presto (sempre che tu lo faccia tutto insieme, altrimenti finisce anche prima). E poi? E poi si torna al lavoro, alla routine, ai problemi quotidiani da risolvere, sognando le prossime ferie.
Si dice che le ferie servano a staccare la spina. Staccarla è facile, il problema poi è che nessuno ha voglia di riattaccarla. Insomma, in vacanza forse ci si rilassa, ma a un certo punto la pacchia finisce e c'è lo stress di ricominciare, e non solo: spesso proprio durante le ferie saltano fuori aspetti della propria vita che prima non eravamo in grado di vedere. In vacanza vanno a pezzi i matrimoni, aumentano le nevrosi, ci si rende conto di fare il lavoro sbagliato, talvolta perfino ci si suicida. A proposito, un sondaggio Groupon indaga sulle motivazioni della depressione del rientro. Prima fra tutte: il capo. Il pensiero di tornare dal capo è un stress, il 57% degli italiani ne vorrebbe uno più «rilassato e flessibile». Tipo Steve Jobs, per intenderci, il quale però alla Apple era una iena. Mentre al 24% sta bene così com'è, secondo me perché per molti le angherie del capo sono meglio di quelle subite dal marito o dalla moglie con cui si sono passate le vacanze. Stranamente solo il 5% vorrebbe cambiare il capo, magari per la paura di passare dalla padella alla brace. Anche perché un italiano su due durante la vacanze pensa di cambiare direttamente lavoro (magari andando a fare quello di un altro italiano che se ne lamenta). In compenso altri (il 13%) pensano di aver passato della vacanze da schifo, perché hanno assecondato amici, parenti, mogli o figli.
La verità è che spesso non si è liberi neppure di passare le vacanze come si vuole, quasi quasi meglio il lavoro. Ci vorrebbero le ferie anche dalla famiglia. Invece il 57% tornerebbe al lavoro volentieri se ci fosse la possibilità di avere più tempo per se stessi. In sostanza vorrebbe tornare al lavoro senza lavorare troppo, mantenendo un po' di vacanza. A pensarci non sarebbe una soluzione sbagliata: delle minivacanze da distribuire nell'arco della settimana per non percepire il peso del rientro. Non a caso anche gli antidepressivi vanno scalati gradualmente, altrimenti si sta peggio di quando si è cominciato a prenderli. Tuttavia, attenzione: il 31% degli italiani rientrerebbe al lavoro volentieri solo di fronte a un aumento di stipendio. Segno che tutto ha un prezzo, anche i rientri felici. E poi ci sono i colleghi, di cui la maggioranza è insoddisfatta: ben il 48%. Dicendo che non sono «abbastanza collaborativi». Dimenticandosi che ognuno è il collega dell'altro: i colleghi sono tutti collegati, per questo si chiamano così. Se non sono collaborativi gli altri, è probabile che non lo sia neppure tu per loro. Quando sento qualcuno parlare dei propri colleghi provo una certa tristezza kafkiana, perché è brutto avere dei colleghi. Mio papà lavorava in banca e in casa portava un sacco di colleghi, e io non li ho mai visti come persone, erano solo colleghi. Ecco, le vacanze ti scollegano dai colleghi, e una volta scollegato ti accorgi di quanto facciano orrore. A parte quelli che vanno in vacanza con i colleghi (ce ne sono, specie tra gli agenti immobiliari), casi incurabili. È per questo, penso, che il 7% odia l'open space, soluzione moderna, molto americana, e sempre più diffusa: per non vedere i colleghi. Voglio dire: nel mondo del lavoro è inevitabile averli ma almeno non trovarseli di fronte dalla mattina alla sera sarebbe già un sollievo.
D'altra parte l'open space è stato inventato per controllare il personale, non per vederlo felice. E per non fargli passare tutto il giorno su Facebook, a sparlare del capo e dei colleghi, e a mettere like alle foto degli amici, che magari, dannazione, sono appena andati in ferie.
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