Con la morte di Pierre Cardin s'inabissa definitivamente uno dei progetti che più aveva entusiasmato e anche diviso i veneziani: quel Palais Lumière che negli scorsi anni lo stilista francese di origini venete avrebbe voluto costruire a Marghera, dando il via a una «nuova Venezia» moderna proprio dirimpettaia di quella antica dei campi, delle calle e dei palazzi.
Nato a Treviso, ma costretto ancora bambino a lasciare l'Italia (dal momento che i genitori erano proprietari terrieri avversi al fascismo), Cardin crebbe in Francia, dove creò una delle maison dell'alta moda più note al mondo. Egli, però, continuò a mantenere un forte legame con le sue radici venete e a un certo punto immaginò di ritornare in qualche modo nella terra d'origine costruendo un grattacielo avveniristico entro il comune di Venezia, ma sulla terraferma.
L'idea era quella di riqualificare la zona di Porto Marghera, immaginando uno sviluppo alternativo rispetto all'industria: più basato sui servizi, sul turismo, sulle arti e sulla cultura. Qualora si fosse realizzato, quel grattacielo avrebbe comportato un investimento ingente, dato che la torre doveva essere alta 265 metri e avere 65 piani, così da contenere hotel, sale per la musica e il teatro, strutture sportive e molto altro.
Purtroppo, però, contro quell'ipotesi di un'altra Venezia del business e del mercato, che provasse a replicare anche solo in scala ridotta le glorie di quella costruita nei secoli passati attorno ai traffici di Rialto, scese in campo il partito del «no»; e così i soliti nomi dell'establishment culturale italiano (da Dario Fo a Salvatore Settis, a Vittorio Gregotti) scrissero al presidente Giorgio Napolitano e nel 2013 misero una pietra tombale sull'iniziativa. Del Palais si tornerà a parlare nel 2016, perché Cardin provò di nuovo a vincere resistenze e pigrizie, ma anche quella volta tutto finì in niente. Secondo Cardin, dopo che il progetto era stato reso pubblico molti si erano fatti avanti per suggerire una location alternativa (in varie parti del mondo), ma per il suo sogno l'imprenditore franco-veneto non poteva immaginare una collocazione diversa da Venezia.
Ora che questo quasi centenario protagonista del business internazionale se n'è andato, il suo mancato omaggio a Venezia
(che la città non ha saputo né voluto accogliere) è destinato a essere ricordato come una delle molte opportunità che abbiamo perduto: il segno di quella nostra grave insipienza di cui paghiamo quotidianamente il prezzo.
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