Guerra in Ucraina

Solita piazza pacifista: un buffetto a Putin e insulti a Usa e Nato

La manifestazione della Cgil (senza la Cisl) diventa un processo all'Occidente e a Draghi

Solita piazza pacifista: un buffetto a Putin e insulti a Usa e Nato

La manifestazione «per la pace» si chiude, le truppe Cgil e satelliti sfollano da piazza San Giovanni, e dagli altoparlanti parte una canzone dei Nomadi. Le parole dicono: «Contro le inique sanzioni, contro le crociate americane».

Basta questa scelta musicale (che sarebbe ridicola se non fosse profondamente infelice, visto il momento) per inquadrare lo spirito della manifestazione, voluta dal sindacato di Landini - con la Cisl che si è clamorosamente sfilata - e da svariate associazioni pacifiste e della sinistra estrema, inclusa l'Anpi.

Il succo della manifestazione è: né con Putin, né con le democrazie occidentali. La guerra è brutta, la pace è bella e gli ucraini si devono arrangiare. Quanto a Europa, Nato e governo italiano hanno - ovviamente - sbagliato tutto, l'invasione di Putin è colpa loro e mandare le armi ai partigiani ucraini che cercano di resistere all'invasore è un peccato mortale contro «la pace» e «il dialogo». Quale e con chi, non è dato sapere, e certo non ne hanno idea i rappresentanti delle diverse sigle promotrici che sfilano sul palco, dando vita ad un happening che spesso raggiunge livelli (involontariamente) comici da Alto Gradimento.

«L'obiettivo deve essere quello di abrogare la guerra», annuncia Landini alla piazza. Vaste programme, avrebbe detto il generale De Gaulle, ma Landini non teme certo le sfide difficili: non a caso è stato fiancheggiatore del governo che ha annunciato di aver «abolito la povertà». E infatti il prode condottiero di una Cgil sempre più ripiegata sulle bandiere rosse del passato non si fa sfuggire l'occasione: «Essere contro la guerra, per il sindacato, vuol dire anche essere per un nuovo modello di sviluppo che metta al centro la qualità del lavoro e che superi la precarietà». Attacca Draghi e il Pd, colpevoli di avere (con la Ue) deciso l'invio di armi alla resistenza ucraina perché «le armi non portano la pace» (Putin invece sì, si immagina). Poi invoca l'intervento dell'Onu che va «inviato in Ucraina». Dimostrando di non sapere neppure che la Russia (e la Cina) hanno diritto di veto nel Consiglio di sicurezza Onu. Dopo l'intervento del capo Cgil inizia la sfilata surreale degli oratori. La rappresentante di Libera (alias Don Ciotti) invita a «costruire ponti dove danzi la pace, perché i bambini che abbassano lo sguardo non vedano armi ma solo matite colorate e aquiloni». Maura Cossutta annuncia che «tra uccidere e morire c'è una terza via: vivere» e spiega che «non serve la guerra, violenza del patriarcato, ma una rivoluzione della cura che ribalti il paradigma del profitto». In un crescendo rossiniano, salgono al podio due studenti del «movimento La Lupa». Quella di Putin, annunciano, è «la diretta reazione alla campagna di aggressiva espansione della Nato». Gridano che i giovani in Italia sono «oppressi, sfruttati, violentati per strada», altro che ucraini. Poi proclamano lo «sciopero transfemminista contro la guerra». Sale al microfono l'oratrice di «Un Ponte per»: «I conflitti vanno curati - esorta - e questa guerra è figlia della ricerca di supremazia della Nato che non ha voluto riconoscere le sorelle russe». Se sia un riferimento alle «Tre sorelle» di Checov non è chiaro. A Mosca, a Mosca! Il successivo oratore lancia un grido di sfida: «Ma davvero il governo non capisce che l'alternativa alla guerra è la pace?». Poi ne arriva uno che sventola un fazzoletto bianco: «Lo ho portato per segnalare da che parte voglio stare. Portatelo anche voi», dice, con sprezzo del ridicolo. Chiude Pagliarulo dell'Anpi che se la prende con la Ue che «finanzia le armi invece di mediare», suggerisce agli ucraini di «provare la pace che è meglio della guerra», difende la Russia che «non si è mai allargata, mentre la Nato sì» e - mentre i partigiani si rigirano nella tomba - lancia il suo appello: «Deponiamo le armi, apriamo una grande discussione nel paese, pensiamo positivo».

E bella ciao, ciao, ciao.

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