Il sollievo dei conservatori: scongiurato un Francesco II

Dalla strategia per convergere su Parolin al timore per l'ascesa di Aveline o Grech

Il sollievo dei conservatori: scongiurato un Francesco II
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Lo stile, la stola, la mazzetta, la croce d'oro, la battaglia contro l'«ateismo di fatto», la centralità di Gesù nella pastorale, il fatto che non abbia mai parlato di se stesso: tutti elementi che lasciano ben sperare i conservatori. Poi i segnali: Leone XIV si è presentato alla piazza al fianco del cardinale Pietro Parolin, che si è ritirato dalla «corsa» girando il suo «pacchetto» sull'americano, e del cardinal Vinko Puljic, che è stato creato porporato da Papa Wojtyla. E i segni, nei fatti della Santa Sede, sono sostanza. I due «blocchi», rappresentati da Parolin e Puljic, sono risultati decisivi. Nel via-vai di messaggi e telefonate che sono seguite alla prima giornata di Leone XIV da pontefice della Chiesa cattolica, infatti, è emerso come più di un cardinale conservatore abbia votato per questo vescovo di Roma. C'è il segreto sì. Ma tutti i Conclavi si prestano a ricostruzioni. La «destra» dei principi della Chiesa non può cantare vittoria ma non è neppure reduce da una sonora sconfitta. La strategia era questa: sostenere il cardinal Peter Erdö in prima battuta, come «candidatura di bandiera», per poi coadiuvare l'ex segretario di Stato o l'uomo più distante possibile da un «Francesco II». Contro ogni pronostico, è stato Raymond Leo Burke, tradizionalista più che conservatore, a convincersi per primo sul nome di Prevost. Da lì, sono arrivati anche i consensi di Timothy Dolan e, sembra, di Gherard Ludwig Muller e di altri porporati di quell'area. Non tutti, va specificato. Ma più di qualche «ratzingeriano», come spesso vengono definiti, ha guardato con favore al Papa nordamericano. Meglio un «Agostino», quindi, che certo non era un modernista, di un «bergogliano» duro e puro. Com'è, per esempio, Jean Marc Aveline, l'arcivescovo di Marsiglia sostenuto dalla Comunità Sant'Egidio e dal presidente francese Emmanuel Macron. Di Parolin e del suo «pacchetto» si è già detto: il grande favorito, una volta compreso che non avrebbe sfondato, ha fatto un passo indietro. E Papa Leone XIV ha potuto contare su americani, sudamericani, qualche conservatore e tutti i «paroliniani». A perdere - questo dicono le voci di sottofondo - sono stati gli oltranzisti, i «sinodali» a tutti i costi, la «Chiesa - racconta una fonte critica del pontificato precedente - che voleva uscire persino dalla Chiesa». Mentre in fin dei conti è soprattutto l'insieme moderato che può accreditarsi come vittorioso. «Abbiamo sofferto tanto in questi anni - continua la fonte vicina ai conservatori - adesso è il momento di sanare le ferite». Tra queste ultime, per intenderci, anche la mancanza nel Conclave di rappresentanze storiche quali Parigi, Venezia, Genova e Milano. Certo, sarà difficile che Prevost centri la sua pastorale sul «diritto a non emigrare». Così com'è improbabile che il nuovo pontefice sia uno strenuo sostenitore della Messa in latino.

Ma l'alternativa, con tutta evidenza, era considerata ancora più distante. «Meglio Prevost di Tagle, Aveline, Grech o Hollerich», conclude la fonte vicina ai conservatori. Che non hanno «vinto» ma non hanno neppure «perso».

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